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Il filo diretto con la storia

di Mario Sechi lunedì 24 novembre 2025

1' di lettura

Alle cinque del mattino squilla il telefono di Donald Trump a Washington: dal Sud Africa c’è una chiamata di Giorgia Meloni e Alexander Stubb. Il capo del governo italiano e il presidente della Finlandia non sono figurine prese a caso dall’album dei leader mondiali, i due hanno un rapporto speciale con il presidente americano, c’è un filo diretto con Donald.

Il piano di pace in 28 punti proposto dagli americani è stato discusso in vari incontri a margine del G20 del Sudafrica e dalla girandola di colloqui si capisce che siamo giunti a un passaggio decisivo, delicatissimo, di una storia cominciata tre anni fa con l’invasione della Russia in Ucraina.

Ieri Meloni ha mostrato la differenza tra le chiacchiere dei finti pacifisti della sinistra italiana e la concretezza di chi governa, di chi sa stare sulla scena internazionale e ha la cifra della statista. Mentre chi non conosce la differenza tra uno sherpa e un idraulico continua a usare la clava dell’ideologia per respingere qualsiasi negoziato Made in America, Meloni ha messo in campo l’equilibrio di chi ha la responsabilità di essere “pontiere” in un mondo popolato di sabotatori che non si sono resi conto dell’estremo pericolo che corre l’Europa e degli interessi strategici che l’Italia deve tutelare.
Non ci sono alternative all’iniziativa americana e non può essercene una europea, per il semplice motivo che senza la copertura del Pentagono ogni guerra con la Russia è persa.

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