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Meloni e Trump al telefono: la pace alle cinque del mattino

di Pietro De Leo lunedì 24 novembre 2025

3' di lettura

Una posizione mediana sul piano Trump per l’Ucraina, senza creare un’alternativa esclusivamente europea. Il dialogo allacciato con la Casa Bianca. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da Johannesburg, dove si è chiuso il G20, tiene un incontro con i giornalisti per tracciare il quadro sulla delicata situazione internazionale. Concomitanti al vertice il Sudafrica, infatti, sono le trattative sui 28 punti elaborati da Stati Uniti e Russia per far cessare le armi in Ucraina.

Ieri, il presidente finlandese Alexander Stubb aveva dato elementi sulla telefonata con Meloni e Trump, «che si è svegliato alle cinque di mattina per discutere del piano». La premier italiana aggiunge: «Ho trovato disponibilità da parte del presidente Trump».

Conferma anche il colloquio con Stubb e aggiunge: «Il lavoro dei nostri sherpa a Ginevra segue questo intendimento». Nello specifico, Meloni osserva: «Il tema non è lavorare su una totale controproposta, ci sono molti punti condivisibili, ha senso lavorare sulla proposta che c’è». Poi scende nel dettaglio sull’architettura del piano americano: «Ci sono punti molto positivi, come le garanzie di sicurezza con il coinvolgimento degli Stati Uniti, una proposta che riprende una proposta italiana». Il riferimento è al meccanismo di difesa sul modello dell’articolo 5 Nato.

UN’EUROPA MATURA

E veniamo al ruolo europeo: «Molte delle questioni inserite nel piano - spiega Meloni - riguardano e necessitano dell’Europa per essere realizzate, sul tema delle garanzie di sicurezza, della ricostruzione, dell’accesso dell’Ucraina all’Ue. Possiamo discutere di tutto ma non penso sia utile in questa fase andare in questi dettagli ma guardare all’obiettivo perché la fase è delicata». E aggiunge: «È una prova di maturità per l’Europa, per mostrare che può fare la differenza con proposte che possano far fare passi avanti».

C’è poi un altro elemento portante, e riguarda l’atteggiamento del leader del Cremlino, Vladimir Putin. «Anche i russi devono dare un segnale concreto di voler arrivare alla pace». A questo proposito, «penso che sarebbe una buona cosa, e ne abbiamo parlato nella telefonata con il presidente Trump, capire se si riesce a ottenere almeno cessate il fuoco temporaneo sulle infrastrutture strategiche e civili che i russi continuano a bombardare».

Quanto alle intenzioni del dittatore russo, «penso da tempo che Putin non abbia una reale volontà di chiudere la guerra, o di farlo in tempi brevi. Penso che questo bluff si debba andare a vederlo». Dunque «sicuramente il modo migliore per vederlo è fare una proposta seria, sensata, metterla sul tavolo e capire chi ci sta e chi non ci sta».

Spiega ancora il presidente del Consiglio: «Il punto vero è che ad oggi la pressione ha portato massima disponibilità da parte dell’Ucraina, massima disponibilità da parte dell’Europa, zero disponibilità da parte della Russia. Quindi penso che di fronte a questa indisponibilità la pressione bisogna aumentarla per arriva».

GLI ANTICORPI

C’è poi l’ultima evoluzione che ha condizionato il dibattito pubblico sul dossier ucraino, cioè lo scandalo corruzione che ha coinvolto alcuni esponenti dell’inner circle del leader di Kiev Volodymyr Zelensky. La questione «incide, ovviamente, anche rispetto alla nostra opinione pubblica, è legittimo. Considero in ogni caso importante che l’Ucraina abbia dimostrato di avere gli anticorpi», sottolinea. E in riferimento alle parole del vicepremier Salvini, molto critiche sul punto, osserva: «Dice una cosa corretta, cioè dice che i soldi degli italiani non possono andare a finire nelle mani di persone corrotte e ovviamente noi dobbiamo vigilare perché questo non accada». E sul piano “Purl”, cioè l’acquisto di armi statunitensi da destinare a Kiev? «Non abbiamo una deadline, lavoriamo per priorità.
Adesso stiamo lavorando», dice Meloni, «per un nuovo pacchetto di aiuti. Ad ora non stiamo aderendo, poi vedremo».

C’è spazio anche per un tema interno, e riguarda le uscite del consigliere del Presidente della Repubblica, Francesco Saverio Garofani, che hanno tenuto banco questa settimana. «Non penso che sia il caso di tornare su questa vicenda», dice la premier, «ho parlato direttamente col Presidente della Repubblica e ho chiarito tutta la questione. Approfitto per ribadire l'ottimo rapporto che da sempre ho con il Presidente Mattarella».

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