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La Svizzera boccia la tassa per i ricchi

No all’imposta di successione e al servizio obbligatorio che mescolava difesa e ambiente
di Mirko Molteni lunedì 1 dicembre 2025

3' di lettura

La Svizzera non è un paese per “sinistri” verrebbe da dire guardando ai risultati dei due referendum tenutisi ieri nella Confederazione, abbinati ad altri quesiti soltanto locali. Sono stati pesantemente cassati dagli elettori, infatti, due controversi progetti di riforma che riguardavano, da un lato il fisco, dall'altro lato uno dei nuclei più importanti della sovranità nazionale, cioè il servizio militare. Con ben il 78,3 % di no è stata respinta la cosiddetta “Iniziativa per il Futuro” volta a introdurre una tassa di successione di ben il 50% destinata a super-ricchi che si fossero trovati a ereditare beni o capitali di valore pari superiore a 50 milioni di franchi svizzeri, ovvero 62 milioni di dollari. Gli astronomici introiti di tale gabella sarebbero stati, teoricamente, reinvestiti in non meglio precisati progetti «per ridurre i cambiamenti climatici». L’idea era nata da un’iniziativa del movimento dei Giovani Socialisti JUSO, l’ala giovanile del partito socialdemocratico elvetico SP, e oltre che da esso è stata sostenuta anche dai Verdi svizzeri. Contrario, invece, il governo elvetico, ossia il Consiglio Federale, la cui ministra delle finanze Karin Keller-Sutter ha accolto con favore la bocciatura spiegando che «un’imposta federale sulle successioni avrebbe perturbato l’equilibrio del sistema fiscale attuale».

Fra i delusi promotori c'era la presidente di JUSO Mirjam Hostetmann, che partiva dalla parola d’ordine «chi inquina paga» presupponendo che sui “super-ricchi” ricadesse la maggior colpa dell’inquinamento, mentre invece, essendo solo 2500 i residenti in Svizzera con patrimonio superiore ai 50 milioni di franchi, anche tenendo conto di loro maggiori consumi, il loro peso ambientale non sarebbe mai stato paragonabile alla massa di 9 milioni di abitanti del paese. Ha inoltre prevalso anche il timore che una tassa del genere avrebbe scoraggiato l'afflusso di capitali e residenti di alto reddito, con conseguente su un settore così strategico per la Confederazione come quello bancario. Ancor più severo è stato il giudizio degli elettori sulla proposta detta “Iniziativa Servizio Cittadino”, che avrebbe stravolto il servizio militare attuale, obbligatorio per gli uomini e volontario per le donne, istituendo una sorta di servizio obbligatorio che avrebbe mescolato, non senza confusioni, la difesa del paese alla protezione civile e ambientale.

Questo disegno di servizio universale “buonista” è stato respinto da ben l'84,2 % dei votanti, una batosta per i sostenitori, soprattutto Verdi ed evangelici del partito PPE. L'argomento secondo il quale la misura avrebbe «aumentato l’inclusività delle donne» non ha fatto presa sulla gente poiché le donne già si occupano di assistenza a vari livelli e spesso gratuitamente, così un sistema obbligatorio ne avrebbe solo aumentato il sovraccarico. Il ministro della Difesa Martin Pfister ha commentato che l’esito «non è un rifiuto dell’impegno dei cittadini, ma della sua obbligatorietà» e che «la Svizzera vive di questo impegno volontario». Ha anche rammentato che ci sarebbero stati troppi costi economici per la società dovuti alla sottrazione ulteriore di giovane manodopera alle aziende. Gli svizzeri si sono espressi anche su svariati quesiti di livello cantonale. Per citarne solo un paio, nel Vaud è stata respinta col 63,6 % di no la proposta della sinistra di concedere il voto locale agli stranieri, mentre a Friburgo bocciata col 53,5% l'idea di istituire un salario minimo.

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