Secondo la tradizione popolare, toccare il seno destro della statua di bronzo di Giulietta a Verona porterebbe fortuna in amore. A Parigi, nel cuore di Montmartre, c’è una leggenda simile, che ha come protagonista la statua di Dalida: accarezzare il seno della celebre cantante italo-francese garantirebbe infatti un’immediata fecondità e altre fortune. Da trent’anni, è un rito divertente per i turisti di passaggio nella Capitale, un’abitudine spiritosa che non ha mai dato fastidio a nessuno.
Ma nell’epoca del neofemminismo bacchettone, che vede sessismo ovunque, ogni gesto divento il pretesto per una battaglia ideologica e anche la carezza a una statua viene considerata “un’aggressione sessuale”. Un gruppo di consiglieri ecologisti del Comune di Parigi, Frédéric Badina-Serpette, Raphaëlle Rémy-Leleu, Douchka Markovic, Émile Meunier e Fatoumata Koné, ha chiesto in consiglio comunale di installare delle barriere per vietare le carezze al busto di Dalida, considerate «inappropriate» e emblema della «banalizzazione del contatto senza consenso». «Questi gesti sono una forma di banalizzazione del contatto senza consenso con la rappresentazione del corpo femminile e riflettono una persistente appropriazione simbolica del corpo delle donne nello spazio pubblico», sostengono i gli ecologisti.
Il gruppetto moralista chiede alla città di costruire un basamento più alto, di installare barriere e un cartello informativo per «garantire l’integrità» del busto di Dalida, disegnato dallo scultore francese Aslan e inaugurato nel 1997. «Il corpo femminile, anche sotto forma di statua, non può essere oggetto di un rituale», ha detto al Parisien Frédéric Badina-Serpette, tra i promotori di una “gabbia” per proteggere Dalida dai turisti “sessisti”. La maggior parte dei parigini ha reagito con indignazione alla proposta surreale della sinistra ecologista. L’ennesima crociata puritana della gauche ha fatto sobbalzare anche il fratello di Dalida, Orlando, che detiene i diritti della sorella.
«Non si può fare nulla senza il mio consenso», ha dichiarato al Figaro Orlando. Commissionata da quest’ultimo a Aslan, la statua è una copia di quella a grandezza naturale che impreziosisce la tomba di Dalida al cimitero di Montmartre. È stata eretta nel 1997, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 3 maggio. «Da allora l’ho donata alla città», ha detto Orlando al Figaro. A forza di essere toccato, il seno della scultura ha perso la patina al punto da sembrare un reggiseno dorato, ma «è fuori discussione l’idea di mettere cartelli o recinzioni. Dalida appartiene al pubblico. La gente ha bisogno di sognare. Ci vuole un po’ più di leggerezza e umorismo», ha affermato il fratello della cantante, secondo cui le carezze dei turisti sono «un gesto di ammirazione». A Rtl, Orlando ha ribadito il messaggio: «Si dice che porti fortuna: meglio così. Perché privare le persone se ne sono convinte? Buon per loro. È una leggenda. Non bisogna prendere tutto sul serio. Bisogna guardarla con distacco. E poi non bisogna dimenticare che è solo una statua, non è Dalida».