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Sanchez perde le elezioni locali ma la destra non sa approfittarne

In Estremadura il vero fatto politico è rappresentato da Vox, che è balzato al 16,9%, raddoppiando abbondantemente le proprie percentuali
di Giovanni Longoni martedì 23 dicembre 2025

4' di lettura

La regione spagnola dell’Estremadura è nota per la produzione del sughero, del prosciutto e perché fu da queste terre povere nel cuore della penisola iberica che partirono i conquistadores, Pizarro e Cortez davanti a tutti.

Ed è qui che domenica si sono tenute le prima elezioni locali dopo lo scoppio del bubbone della corruzione nel Partido socialista obrero español (Psoe) del premier Pedro Sanchez. Una serie di scandali che avrebbero fatto crollare non uno ma una decina di esecutivi sono venuti a galla coinvolgendo Begoña, la moglie di Sanchez, David, il fratello del leader, i parenti della señora (gestivano una serie di bordelli) per tacere dei tesserati di alto bordo Santos Cerdan, José Luis Abalos, Koldo Garcia. Una Tangentopoli moltiplicata per una Mignottopoli.

Una fame di denaro che avrebbe scandalizzato persino i famelici conquistadores, predoni del Nuovo Mondo e di quello Vecchio. Il leader del PP Alberto Nuñez Feijóo, in un momento particolarmente ispirato, ha definito il Psoe di Sanchez «una cloaca». Il test elettorale ha dato l’esito logicamente atteso: la sinistra ha perso, i partiti di destra hanno vinto. Ma, dato che siamo in Spagna, non è detto che l’opposizione a Sanchez l’avrà realmente vinta.

I conservatori del PP si sono attestati come prima forza della regione con il 43,1% dei consensi. Il Psoe ha subito un tracollo storico, scivolando al 25,7%. Per i socialisti si tratta del peggior risultato di sempre in quella che è stata per decenni una delle loro roccaforti. In effetti, la sinistra spagnola, statalista e clientelare, è radicata nelle regioni povere mentre non tocca palla o quasi in quelle più ricche- Paesi Baschi, Catalogna, Madrid; in Estremadura però, ex feudo rosso, nel giro di soli sei anni, il partito ha visto quasi dimezzarsi il proprio seguito.

Il vero fatto politico è però rappresentato da Vox, che è balzato al 16,9%, raddoppiando abbondantemente le proprie percentuali. Si aggiunga il fatto che alla urne si è arrivati proprio perché i Popolari che già governavano dal 2023 a un certo punto hanno perso l’appoggio esterno di Vox. Morale della favola: per governare la leader regionale popolare, Maria Guardiola, ha ancora bisogno dell’appoggio del partito di Santiago Abascal. Subito la Maria ha provato a smuovere i cugini della destra: mettetevi una mano sul cuore e magari l’altra sulle narici e dateci una mano a creare una Spagna un po’ meno ladra. In fin dei conti, il cognome della signora Guardiola non promette bene per Sanchez e la sua Banda Bassotti. «Congratulazioni a Maria Guardiola per una vittoria indiscutibile. L'Estremadura ha parlato e ha detto che non vuole più il sanchismo.

Il racconto e il muro di Pedro Sanchez crollano e il cambiamento in Spagna è più vicino», ha scritto Feijóo su X. Chissà se ci crede davvero, il Tajani iberico, o se invece ha capito una buona volta che senza Abascal e Vox non sarà mai in grado di contrastare davvero la sinistra.

Tra i progressiti l’aria è pesante. Il segretario Psoe estremaduregno, Miguel Angel Gallardo, si è dimesso. Normale. Meno normale è che avessero candidato lui che in primavera andrà a processo con il fratello di Sanchez per reati di traffico d’influenze. Poi c’è Sumar. Il partito alleato del Psoe ha ribadito la richiesta di «riorganizzare l'esecutivo». E non intende un rimpastino. «Dopo elezioni in cui il Psoe ha perso quasi il 15% dei voti e ha ottenuto il suo peggior risultato in Estremadura, Sanchez ha deciso di comportarsi come se nulla fosse successo», ha detto la co-coordinatrice del movimento, Lara Hernandez. «Non è una decisione di lettura politica: è una fuga in avanti. Non è un cambio di rotta: è una negazione della realtà».

La vida es sueño ed è un sogno pure la politica spagnola. La realtà è altrove. Ma è proprio vero che sia un fenomeno solo iberico? Nell’altro grande Regno dell’Europa occidentale, la Gran Bretagna, la situazione politica mostra singolari analogie. Il Telegraph di ieri segnalava che, per la prima volta dalla fine dell’era di Boris Johnson, i Conservatori hanno superato in un sondaggio i Laburisti. Sarà effetto del buon lavoro della nuova leader Kemi Badenoch o molto più probabilmente l’ennesimo tracollo targato Keir Starmer, fatto sta che i Tories salgono al 18,5%, il partito al governo scivola al 18. Ma, proprio come in Spagna, c’è un convitato di pietra, ancora più monumentale di Vox: Reform UK di Nigel Farage continua a veleggiare in testa nei rilevamenti con il 29,3% (in leggero calo rispetto al 30,6 di settembre). A Londra o a Madrid la destra divisa regala il potere alla sinistra. Che si abbuffa di fish and chips e jamon de belllota. E altro.

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