"Chi crede alla Pace viene ridicolizzato, spesso spinto fuori dal discorso pubblico". L'omelia di Santo Stefano di Papa Leone XIV è ancora più dura ed esplicita di quella pronunciata dallo stesso balcone di piazza San Pietro il mattino del 25 dicembre.
Durante l'Angelus di oggi, il Pontefice ha ricordato l’esempio del primo martire del cristianesimo, che ha anteponendo la Pace e i poveri alla paura e all'egoismo. Dalla finestra dello studio privato del Palazzo Apostolico Vaticano Prevost nel rivolgersi ai fedeli presenti in piazza si è soffermato sulla figura di Santo Stefano, che con coraggio diede la vita come primo testimone della fede cristiana, per garantire che ancora oggi "dovunque nel mondo c’è chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la Pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di sé stesso".
Uno stile, questo, ispirato alla "nascita fra noi del Figlio di Dio", che "chiama alla vita di figli di Dio". Solo che "quella di Gesù e di chi vive come Lui" è "una bellezza respinta": la sua "forza calamitante", infatti, ha fin dall’inizio suscitato "la reazione di chi teme per il proprio potere, di chi è smascherato nella sua ingiustizia da una bontà che rivela i pensieri dei cuori". Fino a oggi, però, nessuna potenza è in grado di "prevalere sull’opera di Dio". Tanto che c’è chi fa scelte scomode e costose, anteponendo gli altri al proprio egoismo: ecco, dice il Pontefice, che "germoglia allora la speranza, e ha senso fare festa malgrado tutto". E se nelle condizioni di "incertezza" e "sofferenza" del mondo attuale la gioia "sembrerebbe impossibile", chi oggi "crede alla Pace" e sceglie "la via disarmata di Gesù e dei martiri" si ritrova spesso "ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici". Eppure esiste un dettaglio non da poco: il cristiano "non ha nemici", ma "fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende". Un riferimento, quello sul dialogo pubblico su pace e guerra, letto da molti come una sottolineatura di quanto da tempo sta accadendo riguardo al conflitto tra Russia e Ucraina. Già il giorno di Natale, d'altronde, Leone aveva invitato Mosca e Kiev a trovare "il coraggio del dialogo" per forre fine alla carneficina iniziata nel febbraio del 2022.
All'indomani della nascita di Gesù, nel "natale" di santo Stefano, come dicevano le prime generazioni cristiane, certe che "non si nasce una volta sola", il vescovo di Roma ricorda poi che "il martirio è nascita al cielo: uno sguardo di fede, infatti, persino nella morte non vede più soltanto il buio". Noi veniamo al mondo senza deciderlo, ma poi passiamo attraverso molte esperienze in cui ci è chiesto sempre più consapevolmente di "venire alla luce", di scegliere la luce.
Negli Atti degli Apostoli si racconta che chi vide Stefano andare verso il martirio "fu sorpreso dalla luce del suo volto e delle sue parole". È il volto, spiega Leone XIV, di chi non se ne va "indifferente dalla storia", ma la affronta "con amore". Nei gesti e nelle parole del primo dei martiri cristiani si ripresenta "l’amore divino apparso in Gesù, la Luce brillata nelle nostre tenebre". Infine, dal Papa l’invocazione della Vergine Maria, "benedetta fra tutte le donne che servono la vita e oppongono la cura alla prepotenza, la fede alla sfiducia", auspicando che "ci porti nella sua stessa gioia", una gioia che dissolve paure e minacce "come si scioglie la neve al sole".