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Mario Draghi, il precedente che fa la storia: Italia oppure Europa? Quando 10 anni fa...

di Giancarlo Mazzuca martedì 28 settembre 2021

 Draghi e Merkel

2' di lettura

I paradossi della storia: se, per anni, abbiamo considerato la Merkel come la nostra grande avversaria nell'Unione (chi non ricorda lo sguardo di scherno che, assieme al francese Sarkozy, lanciò dal palco a Berlusconi?), oggi è diventata indirettamente la nostra principale alleata lasciando il posto di leader in Europa. Come abbiamo, infatti, anticipato ieri, l'uscita di scena dell'ormai ex-cancelliera di ferro, sconfitta anche in casa sua dopo il voto di domenica, finisce per aumentare il peso dell'Italia nell'Unione perché il posto di "numero uno" europeo di frau Angela potrà essere preso dal nostro premier che, tra l'altro, ha avuto sempre buoni rapporti con Berlino. Per lui si aprono così nuove frontiere nel Vecchio Continente: in particolare, viene indicato come il candidato ideale per la poltrona di presidente del Consiglio europeo, oggi occupata dal belga Charles Michel, che si libererà nel 2023.

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Ma la strada verso Bruxelles per "Supermario" potrebbe anche risolvere il problema che sta assillando gli italiani in questi mesi: se è meglio che Draghi salga nel 2022 al Colle, con tutti i problemi connessi, o se è preferibile che se ne stia ancora per un po' a Palazzo Chigi per cercare di farci uscire dal tunnel del Covid. Una domanda che sta diventando un tormentone e che ha già creato due partiti: ci sono coloro (molti esponenti dell'attuale maggioranza, ma anche Confindustria) che spingono perché Draghi resti alla guida del governo - evitando anche il rischio di elezioni anticipate, iattura per tanti parlamentari in carica - ed altri che indicano, invece, il premier come il candidato ideale per succedere a Mattarella.

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Tra l'altro, la scelta europea (ma nel 2023) sarebbe un bis di quanto il premier già fece proprio dieci anni fa. In effetti, nel 2011, al momento di lasciare la guida della Banca d'Italia per approdare alla Bce, molti chiesero a Draghi di restare governatore in via Nazionale considerando il momento particolarmente difficile per la nostra banca centrale perché, in quegli stessi giorni, il suo predecessore, Antonio Fazio, era stato condannato a quattro anni dai giudici per la vicenda della scalata Antonveneta. Ma lui non rinunciò all'Eurotower e se ne andò a Francoforte. Tra due anni potrebbe fare altrettanto dopo avere, però, avuto il tempo necessario per togliere tutte le castagne dal fuoco nel Belpaese. Se nel 2011 la scelta fu, quindi, solo sua, stavolta la permanenza a Palazzo Chigi avrebbe l'appoggio di tanti perché viene considerata una nuova boccata d'ossigeno per l'economia italiana che avrebbe ancora la "cura Draghi" per uscire dalla crisi economica post-pandemia. Con l'uscita di Angela, Supermario diventa über alles europeo a 360 gradi.

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Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori. 

Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.