Stato di diritto

Ue, il premier polacco massacra von der Leyen: "Niente ricatti, abbiamo combattuto i nazisti", scontro totale

La Commissione Europea è "il guardiano dei trattati", ha "il dovere di proteggere i diritti dei cittadini Ue, ovunque vivano" e non permetterà che "i nostri valori comuni siano messi a rischio", quindi "agirà". La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, nel corso del dibattito al Parlamento europeo sulla crisi dello stato di diritto in Polonia, dopo la sentenza della magistratura di Varsavia in base alla quale il Paese resta membro dell'Ue ma scivola fuori dalla cooperazione a livello giudiziario, sentenza in cui si afferma che la Costituzione polacca è incompatibile con gli articoli 2 e 19 del Trattato sull'Unione europea, tuona: "La Commissione europea sta valutando attentamente questa sentenza a posso però già dirvi oggi che sono fortemente preoccupata perché mette in discussione la base della Ue e costituisce una sfida diretta all'unità degli ordinamenti giuridici europei".

Tra le "opzioni" sul tavolo c'è il ricorso al "meccanismo di condizionalità" e ad altri "strumenti finanziari. Il governo polacco deve spiegarci come intende proteggere i fondi Ue" dalle conseguenze della sentenza del Tribunale Costituzionale. "Perché nei prossimi anni investiremo 2.100 mld di euro", tra Next Generation Eu e Mff, "soldi dei contribuenti Ue. Dobbiamo proteggere il bilancio Ue dalle violazioni dello Stato di diritto".

"Un'altra opzione, prosegue von der Leyen, è quella di avviare una "procedura d'infrazione" nei confronti della Polonia, "sfidando giuridicamente" la sentenza del Tribunale Costituzionale. C'è poi la procedura prevista dall'articolo 7, "lo strumento potente previsto dai trattati: dobbiamo tornarci. Perché ricordo che la Corte Costituzionale polacca che ha messo in dubbio la validità dei trattati è la stessa Corte che per l'articolo 7 non consideriamo né indipendente né legittima. E questo, in molti modi, chiude il cerchio", conclude.

Durissima la replica del premier polacco, Mateusz Morawiecki, il quale ha elencato i problemi del suo Paese, dall'immigrazione alla minaccia russa alla crisi energetica, e ammesso che vanno affrontati tutti insieme: "Non vogliamo andare altrove, l'Europa è il nostro posto, ma questo non vuol dire che i cittadini polacchi non siano preoccupati per il loro futuro - ha premesso -. L'Unione europea non è uno Stato, come i 27 Stati membri dell'Unione europea che rimangono sovrani, al di sopra dei Trattati, e sono gli Stati membri che decidono quali competenze vengono trasferite all'Ue. Le competenze della Ue hanno dei limiti, non si può più tacere, diciamo no al centralismo europeo. Se volete uno superstato europeo dovete chiederlo agli Stati e alle popolazioni europee. Il diritto primario è incarnato nella costituzione polacca e viene prima di qualunque altra fonte di diritto, questo elemento non può essere aggirato. In ogni caso la corte polacca non ha mai affermato che le norme del trattato Ue sono in toto inconciliabili con la costituzione nazionale". E ancora, Morawiecki ha picchiato durissimo, sottolineando che "non accettiamo ricatti, abbiamo combattuto il Terzo Reich".