Ventesima nazione dell'Eurozona

Croazia nell'area Schengen e l'Istria si riscopre italiana: cosa succede ora

Benedetta Vitetta

In un sol botto - quello di Capodanno - la Croazia ha messo a segno due importanti traguardi per il futuro suo e quello dell'Europa: l'ingresso nell'Eurozona e nell'area Schengen. Entrata nella Ue il 1 luglio del 2013, quindi, il Paese balcanico in solo 10 anni ha compiuto enormi progressi sia sul fronte delle riforme sia su quello dell'allineamento agli standard europei, tanto che lo scorso giugno l'Eurogruppo ha deciso di accettare la sua richiesta di aderire all'euro, diventando così il 20esimo Paese ad aver adottato la moneta comune.

A questo punto, essendo diventato ufficialmente un nuovo membro dell'area euro, la Croazia dovrà anche approvare il nuovo Trattato del Mes, il Fondo salva-Stati, quello che ancora non è stato ratificato dall'Italia. Ma oltre agli aspetti finanziari e monetari legati all'introduzione della nuova moneta comunitaria, c'è un'altra importantissima novità nella vita quotidiana dei croati e dei paesi confinanti.

 

 

Lo scorso 8 dicembre, infatti, il Consiglio Ue degli Affari interni ha dato l'ok a Zagabria anche per l'adesione dell'ex Paese jugoslavo allo spazio Schengen, ossia l'area di libera circolazione europea, escludendo invece Romania e Bulgaria a causa dell'opposizione dei governi di Austria ed Olanda.

Dallo scoccare del 1° gennaio, quindi, sono stati pure eliminati i controlli sulle persone alle frontiere interne terrestri e marittime tra la Croazia e gli altri Paesi dello spazio Schengen. Ed è scattata una vera e propria festa ai confini: l'Istria, e più precisamente la minoranza di lingua italiana e i discendenti degli esuli costretti ad abbandonare l'area dopo l'annessione alla Jugoslavia di Tito, dopo tanti anni ha ricominciato a sentirsi italiana. Non è quindi solo un caso se sono stati i connazionali che hanno voluto essere presenti per festeggiare la definitiva apertura dei valichi di frontiera.

 

 

Tra le tante autorità intervenute all'evento che si è svolto nelle scorse ore all'ormai ex valico di Plovania/Sicciole c'era il presidente della Regione istriana, Boris MiletiNil,sindaco di Buie, Frabrizio Viintin, il comandante della Direzione di Polizia della Regione istriana, Alen Klabot e il vicesindaco di Capodistria, Janez Starman. Alla festa, nel corso della quale la Banda d'ottoni della Comunità degli Italiani di Buie ha intonato l'Inno alla Gioia, hanno partecipato molti istriani (circa un migliaio di persone arrivate appositamente da Croazia, Slovenia, Italia, Austria, Germania e Belgio), inclusi tanti volti noti della Comunità Nazionale Italiana (Cni) ad iniziare dal deputato al seggio specifico garantito alla minoranza nazionale italiana al Parlamento di Lubiana e dal presidente dell'Unione Italiana l'associazione apicale e unitaria degli italiani in Croazia e Slovenia- rispettivamente Felice Ziza e Maurizio Tremul.

«Questo è un momento storico e va festeggiato» ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri, Goran Grlic Radman spiegando che d'ora in avanti «la Croazia si assume la grande responsabilità per la protezione oltre 1.300 chilometri del confine esterno dell'Ue», con la Serbia, il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina.

In totale dalla notte di San Silvestro sono stati soppressi 73 valichi di confine terrestri e 12 nei porti marittimi, mentre per il traffico aereo si dovrà aspettare fino al 26 marzo quando scatterà l'orario divolo estivo. Per celebrare questi due importanti risultati anche la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha deciso di recarsi a Zagabria per incontrare il premier croato Andrej Plenkovic, della sua stessa famiglia del Ppe, e per portare anche un messaggio importante agli altri Paesi dei Balcani, dopo il vertice di Tirana dello scorso 6 dicembre, di quale sarà il loro futuro nell'Ue se seguiranno il percorso di riforme intrapreso con successo dalla Croazia. La visita si è conclusa in un caffè nel centro sorico di Zagabria. Caffè pagato dal premier croato. Ovviamente in euro.