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Albania, ricorso del Tribunale di Bologna alla Corte di Giustizia Ue: il decreto nel mirino

martedì 29 ottobre 2024

2' di lettura

Nuova tappa nella guerra tra magistrati e governo sul tema migranti. A pochi giorni dal CdM che ha dato il via libera al nuovo decreto Paesi sicuri, il Tribunale di Bologna ha chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione europea di stabilire se deve essere disapplicato lo stesso decreto del 21 ottobre. Secondo i giudici bolognesi, infatti, i criteri usati dal governo per designare un Paese "sicuro" contrasterebbero con il diritto europeo. Lo scontro era nato con la sentenza di Silvia Albano, giudice del Tribunale di Roma, che aveva giudicato illegittimo il trasferimento di migranti in Albania.

Dopo quel pronunciamento, il governo ha deciso di varare un nuovo decreto per rendere operativo l'accordo con Tirana inserendo l'elenco dei paesi sicuri in "fonte primaria", qual è appunto il decreto legge. Per questo, sottolinea il Corriere della Sera, il Tribunale di Bologna chiede ora ai colleghi europei di esplicitare quali regole debbano prevalere: quelle italiane o quelle europee. 

Nello specifico, il caso per cui il Tribunale di Bologna si appella all'Ue riguarda un cittadino del Bangladesh (uno dei 19 "paesi sicuri"). Il 18 ottobre scorso il Tribunale di Roma aveva obiettato proprio sul Paese asiatico in quanto il concetto di "sicurezza", secondo la giudice Albano, era soltanto "parziale". Bangladesh, Egitto o Tunisia sono sicuri per solo per la maggioranza della popolazione, ma pericolosi per minoranze vulnerabili (dagli oppositori politici alla comunità Lgbtq). 

Dal fronte del governo, hanno ribattuto sostenendo che la sentenza della Corte di Giustizia Ue citata come fonte dal Tribunale di Roma non può essere considerata vincolante, perché come spiegato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano "estremamente complessa, difficilmente trasferibile a ciò che accade in via ordinaria nei flussi migratori" e perché il Parlamento europeo ha già approvato un nuovo Regolamento che entrerà in vigore nel 2026 e modifica il concetto di Paese sicuro introducendo proprio il concetto di "sicurezza parziale". 

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