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Sinistra piegata: via libera a Fitto a vicepresidente Ue

di Elisa Calessi giovedì 21 novembre 2024

3' di lettura

Alla fine, come era prevedibile, l’accordo per far partire la nuova Commissione Ue ai primi di dicembre si è trovato: l’intesa comprende la conferma a pacchetto dei 6 vicepresidenti esecutivi della Commissione europea, compreso l’italiano Raffaele Fitto e la spagnola Teresa Ribera, l’impegno a mantenere una maggioranza pro-Europa (tradotto in un documento) e lo scorporamento delle deleghe su pandemia e diritti riproduttivi all’ungherese Oliver Varhelyi.
Ma, fino alla tarda serata di ieri, le bizze dei socialisti hanno rinviato il via libera formale ai due. Le riunioni dei coordinatori delle commissioni chiamate a votare Fitto e Ribera, infatti, sono state sospese in corso d’opera per via dei veti incrociati. I popolari hanno chiesto l’impegno della candidata spagnola a dimettersi da vicepresidente della Commissione in caso fosse indagata per la gestione dell’alluvione. Di conseguenza, i socialisti hanno bloccato in serata il voto sul candidato italiano.

Poi, poco prima delle 23, lo stallo si è sbloccato e i coordinatori della commissione Affari regionali dell’Europarlamento hanno dato il via libera a Fitto vicepresidente esecutivo con delega alla Coesione; contemporaneamente, le commissioni Affari economici e Ambiente hanno dato l’ok alla Ribera. A suggellare l’intesa politica, già dal pomeriggio, c’era il documento firmato dai tre gruppi di maggioranza, in cui si riafferma l’impegno «a lavorare insieme con un approccio costruttivo per portare avanti un programma di riforme basato sugli orientamenti politici della presidente della Commissione europea del 18 luglio 2024, nel migliore interesse dei cittadini europei», si legge nel documento che ha certificato l’accordo tra popolari, socialisti e liberali. Si ricorda, poi, che l’Ue «è fondata sui valori stabiliti nell'articolo 2 del Trattato e nella Carta dei diritti fondamentali», che «le soluzioni arriveranno dalla cooperazione dei nostri gruppi politici», ma anche «di tutti coloro che vogliono continuare a costruire un'Unione basata su questi valori e sono pronti ad affrontare le sfide globali sostenendo al contempo le istituzioni democratiche».

Tra gli «aspetti fondamentali» della «nostra cooperazione» si citano: «Lo stato di diritto, una posizione filo-ucraina e un approccio filo-europeo». Gli altri punti sono: «realizzare la prosperità», attraverso «un’agenda coraggiosa perla crescita sostenibile». Dopo un’ennesima giornata di trattative, la fumata bianca è dunque arrivata. Chi paga il prezzo maggiore è l’ungherese Varhelyi, candidato al ruolo di commissario alla Sanità, a cui saranno tolte le deleghe su diritti riproduttivi e gestione delle crisi. L’ipotesi più probabile è che queste competenze finiscano nel portafoglio della belga Hadja Lahbib. Per il resto, confermati tutti e sei i vicepresidenti, compresi Ribera e Fitto, sia pure con i voti dei due terzi dei coordinatori delle commissioni competenti.

Tutte le riunioni dei coordinatori sono cominciate alle 19, così da assicurare che l’intero pacchetto passi. Oltre a Varhelyi, Fitto e Ribera, le riunioni hanno riguardato i vicepresidenti esecutivi designati Kaja Kallas (Alto Rappresentante per la Politica estera), Roxana Minzatu, Stéphane Séjourné, Henna Virkkunen. Restano contrari Verdi: «È un accordo che ci delude» dice il co-presidente del gruppo Bas Eickhout. E bufera c’è stata anche nel gruppo dei socialisti, dove si sono detti contrari i francesi, i tedeschi, belgi, olandesi, gli scandinavi. E non è detto che, nel voto finale, questi malumori non emergano. Ma alla fine Garcia Perez, capogruppo dei Socialisti, ha deciso di chiudere l’accordo col Ppe. Soddisfatto per l’intesa, invece, il presidente del Ppe al Parlamento Ue Manfred Weber, che ha lavorato per togliere i veti su Fitto. «Per noi come gruppo», ha detto, «la cosa più importante è portare la Commissione in carica il primo dicembre». Weber ha ribadito che anche «l’Italia dovrebbe far parte della futura leadership della Commissione» e che è importante avere il «sostegno di altri gruppi». A cominciare da Ecr, il gruppo dei Conservatori, che, in queste settimane, ha detto Weber, si è «impegnato a sostenere tutti i candidati». Quanto al governo italiano, «sotto la guida di Meloni, vuole contribuire a risolvere i problemi sulla base dei nostri valori».

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