«Israele ha il diritto di difendersi, ma quanto vediamo va al di là di questo diritto» ha detto Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, mercoledì all’Europarlamento di Strasburgo. Poi ha lasciato intendere che lunedì il Consiglio europeo potrebbe stroncare l’accordo in vigore fra l’Unione e lo Stato ebraico. Infine, avrebbe detto che, se fosse stato per lei, avrebbe imposto sanzioni a Israele. In realtà, i titoli delle agenzie non rendono giustizia alla prudenza di Kaja che si è limitata a dire: «Io non rappresento me stessa, ma 27 Stati membri: se dipendesse da me avrei già preso una decisione sulla situazione».
Quale, non ha detto.
Comunque non è stato un passo da poco per una donna che da primo ministro di un governo di centrodestra in Estonia si era distinta per tre cose: 1) la politica anti-russa; 2) i buoni rapporti con Israele e 3) la politica anti-russa. L’Estonia è un piccolo Paese, c’è poca gente e anche l’umorismo scarseggia. Ci sono solo due barzellette famose a livello internazionale. Ecco la prima: un tedesco, un russo e un estone salgono a bordo di un aereo diretto da Mosca a Berlino. A un certo punto, a causa di forti turbolenze, il pilota chiede ai passeggeri di liberarsi della cosa più pesante che hanno nel bagaglio a mano. Il tedesco apre il suo zainetto, ne estrae una BMW e la getta dal finestrino dicendo: «In Germania ne abbiamo tante». Tocca al russo che apre il suo costoso trolley e tira fuori un carro armato. Lo getta dal finestrino e dice: «In Russia ne abbiamo tanti». A questo punto l'estone afferra il russo e lo scaraventa fuori del finestrino. «Tranquilli», spiega agli esterrefatti passeggeri, «In Estonia ne abbiamo anche troppi».
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Questa storiella spiega il 90% della politica estera di Kaja e il 100% di quella dei suoi concittadini. Cioè i russi, non solo quelli rimasti a Tallin, sono il peggio del peggio e di loro non ci si può fidare mai. Esagerati? Nel marzo 1949 20mila estoni- tra cui la nonna di Kaja, la bisnonna e la mamma che al tempo aveva sei mesi - furono caricati su vagoni bestiame e deportati in Siberia. Anche nonno Kallas finì nel Gulag. A migliaia morirono per il freddo e la fame e, come ha ricordato Kaja, «ogni famiglia estone ha una storia simile». In verità altri, più compromessi con l’occupazione tedesca o semplicemente incapaci di arrendersi, finirono nei boschi a combattere fino alla morte. Lo storico Mart Laar, predecessore del la Kallas come premier, ha raccontato l’epopea dei “Metsavennad”, i Fratelli della foresta e della loro guerra disperata contro gli agenti del KGB.
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Normale che con un passato del genere le battute umoristiche siano poco diffuse nel Paese. Ma passiamo all’altra barzelletta di fama mondiale nel Baltico che racconta anch’essa qualcosa di Kaja. Cioè parla del maggior problema per una donna estone: l’uomo estone. Ecco la storia: un italiano, un francese e un estone sono seduti al bancone di un bar di Tallin. Ovviamente sono ubriachi e si fanno confidenze sessuali. «Ieri sera», inizia l'italiano, «mi sono portato a letto la barista. L’ho fatta talmente godere che ha urlato per cinque minuti dopo che era venuta». Il francese lo guarda con disprezzo e dice arrotando le erre: «IeRi seRa ho fatto l'amoRe con la cameRieRa e ha uRlato di piaceRe per un’oRa dopo che eRa venuta». «Ragazzi», fa a questo punto l'estone, «mi fate pena. Ieri sera ho fatto l’amore con mia moglie. Poi mi sono pulito nella tenda e lei sta urlando ancora adesso».
Il problema, appunto, è il maschio. Nell’agosto 2023, l’emittente pubblica estone Err scoprì che Arvo Hallik, marito della Kallas, era direttore finanziario e deteneva una partecipazione in un’azienda di trasporti, la Stark Logistics, che aveva continuato a operare con la Russia in barba all’embargo. Non c’era nulla di illegale ma, ovviamente, per la consorte di Arvo e la sua credibilità come anti-Putin non fu un momento semplice. Ne uscì però alla grande. Nel febbraio 2024 la Russia spiccò un mandato di cattura nei suoi confronti per «oltraggio alla memoria storica russa e ostilità alla Russia». La colpa di Kaja era quella di avere approvato l’abbattimento di alcune statue di età sovietica dedicate all’Armata rossa. Fu allora che la Kallas spiegò al mondo come erano andate le cose fra la sua famiglia e l’Impero sovietico: ringraziate il cielo, questa la sostanza del messaggio, semi limito alle statue.
Rilanciatasi come leader del fronte avverso al Cremlino, Kaja trovò sponda in Ursula von der Leyen, un’altra donna di centrodestra con un marito ingombrante (Heiko, medico e padre dei sette figli di Ursula, si dovette dimettere dalla ditta farmaceutica in cui lavorava la quale aveva ricevuto fondi del Pnrr). Kaja da Ursula ha avuto una poltrona, la più scomoda: quella di Alto rappresentante ecc. ecc. che trasforma chi ci si siede in un nemico di Israele stile Borrell.