"Secondo me la partita sui dazi è persa, anche se è ancora aperta. Il nostro interlocutore storico, gli Stati Uniti, a differenza di tutte le altre negoziazioni, ha affrontato questa prova con baldanza e con il desiderio di essere temuto. Per questo modo dilettantesco di fare politica lo abbiamo un po' deriso per sei mesi… e poi abbiamo chinato il capo. Questo avrà conseguenze molto negative per l'Europa, e non sono sicuro che nel medio-lungo termine ne abbia di positive per gli Stati Uniti. Ma l'Europa ha malamente perso questa sfida, validando il metodo bullistico del presidente Trump nel gestire le relazioni internazionali".
In un'intervista rilasciata alla Stampa, Mario Monti non ha avuto la minima esitazione a criticare l'operato di Ursula von der Leyen nella trattativa sui dazi con Donald Trump. "Abbiamo il dovere di criticare sia la Commissione europea – e la sua presidente, che io tantissime volte ho sostenuto – sia i governi nazionali, alcuni in particolare", ha detto l'ex premier. Sarebbe bello che l'Europa potesse eliminare il diritto di veto in alcune materie, come la politica estera o quella fiscale. Allora sì che si farebbe valere. Ma se c'è un campo in cui gli Stati membri, tradizionalmente e giuridicamente, non dico siano assenti, ma lo sono molto meno che in altri, è quello del commercio internazionale".
Secondo Mario Monti, l'Europa dovrebbe mantenere le promesse fatte nel corso dell'ultimo vertice Nato. "La mia tesi è che, anche se gli Stati Uniti decidessero di continuare da soli, noi non possiamo più permetterci di affidare la nostra sicurezza a un Paese la cui politica internazionale è stravagante e volatile, e di cui non possiamo a priori fidarci - ha spiegato l'ex premier -. Non farei marcia indietro su quello che l'Europa ha promesso al vertice della Nato, quello no. Però su tutto il resto mi metterei con puntiglio. In quella stessa occasione si è svolto il G7 e faticosamente e con anni di lavoro, l'Occidente - che qualcuno pensa sia una cosa eterna - aveva fatto un accordo sulla minimum global tax, con cui tutte le imprese multinazionali dovrebbero pagare almeno il 15%".
E ancora: "I sei non americani del G7 hanno largheggiato, con buona predisposizione psicologica verso Trump. Io mi sono informato all'Ocse: 'C'è o non c'è una dichiarazione formalizzata?'-. Mi hanno spiegato che c'è un accordo politico, un po' come quello che sul piovoso green della Scozia, in una nuova localizzazione di Canossa, una signora europea è andata a portare a un signore americano che era proprietario di quel terreno. Dunque l'Europa, il Giappone e il Canada non firmino quella cosa che non c'è ancora. Le democrazie liberali che si trovano a disagio ad accettare le sopraffazioni dovrebbero creare un'alleanza".