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Cosa insegna la carbonara tarocca dell'Europarlamento

Il piatto venduto nel market di Bruxelles è un fake. E tutti ci cascano
di Attilio Barbieri domenica 23 novembre 2025

2' di lettura

La carbonara tarocca venduta nel market riservato ai componenti del Parlamento europeo a Bruxelles è finita perfino sull’inglese Telegraph che non ha perso tempo a rilanciare una fake molto cara al mondo anglosassone: «Non vergognarti di mettere la panna nella Carbonara», titolava l’edizione online il pezzo firmato da Sean Thomas, «il cibo italiano è una trovata di marketing. La maggior parte dei “classici” sono tutt’altro che tali».

Riassumiamo i fatti: a scoprire la carbonara fake nel market riservato al carrozzone dell’Europarlamento è stato il nostro ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida che l’ha subito rilanciata sui suoi social, stigmatizzando fra l’altro il fatto che la salsa commercializzata dalla belga Delhaize recava in etichetta una bandiera italiana ben visibile con il claim: «Alle cipolle calabresi». Più che l’imitazione (e la storpiatura) della ricetta Lollobrigida segnalava un caso classico di italian sounding, per di più nella capitale dell’Europa e in un esercizio riservato ai parlamentari Ue. Clamoroso e inaccettabile. E bene ha fatto Fratelli d’Italia a scrivere alla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola per criticare la vendita di prodotti falsamente etichettati come made in Italy nel supermercato del Parlamento Ue.

Che poi la “Carbonara Sauce” a marca Delhaize sia fatta con la pancetta anziché con il guanciale e contenga la panna è forse il peccato più veniale di tutti, anche perché la carbonara autentica, a differenza dell’amatriciana, non è protetta dalla certificazione di Specialità tradizionale garantita (Stg in sigla) e quindi si può copiare e pure storpiare. A condizione di non venderla poi come salsa “made in Italy”.
Come segnala a ragion veduta il capogruppo di Fratelli d’Italia all’Europarlamento, Carlo Fidanza, «l’uso improprio di simboli o riferimenti all'italianità su prodotti che non provengono dall’Italia può costituire una pratica ingannevole e pertanto essere perseguibile». Ma forse varrebbe la pena di avviare pure le pratiche per tutelare la carbonara e alcune decine di specialità gastronomiche italiane con il bollino gialloblù della Stg per metterle al riparo dalle imitazioni più clamorose, per lo meno negli altri Paesi della Ue.

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