Il generale tedesco Helmuth von Moltke non era un pacifista, ma il 29 luglio 1914, allo scoppio del primo conflitto mondiale, riconosceva che la guerra avrebbe «annichilito la civiltà di quasi tutta l’Europa per decenni a venire». E così avvenne. Ci si lanciò nel baratro che poi si trasformò in abisso con la II guerra mondiale. L’Europa ne fu devastata: da cuore della civiltà, divenne la macelleria dei mostri totalitari del ’900. Perse la sua anima e ogni primato nel mondo. Oggi sembra dibattersi, con pulsioni suicide, nelle fasi finali della sua agonia. Due sono state le ancore di salvezza per l’Europa degli ultimi cento anni: gli Stati Uniti d’America e la Chiesa Cattolica.
Gli Usa l’hanno salvata dai totalitarismi del ’900 e le hanno garantito mezzo secolo di pace e sicurezza (con la Nato) e di prosperità (attraverso il Piano Marshall e poi la Cee). La Chiesa Cattolica, custode dell’anima europea, cercò di scongiurare fin dal 1914 il suicidio del continente e, dopo il 1945, fu la grande sorgente morale della ricostruzione e poi del crollo del comunismo. Oggi un Papa americano lancia un forte appello per la pace in Ucraina mentre certi governi europei rischiano di trascinarci di nuovo nel baratro: quello finale. Ma il presidente Usa Trump, fin dal suo insediamento, nel gennaio scorso, cerca di fermare l’assurdo conflitto che sta dissanguando Ucraina e Russia e sta terremotando, anche economicamente, i Paesi europei.
Colpisce la somiglianza fra gli appelli della Chiesa di cento anni fa e quelli di oggi. Il 2 agosto 1914, nelle ore in cui scoppiava la Prima guerra mondiale, Pio X pubblicò l’Esortazione pontificia Dum Europa fere omnis, che iniziava con questo grido: «Mentre i popoli dell’Europa, quasi tutti trascinati nei vortici di una funestissima guerra, ai cui pericoli, alle cui stragi, alle cui conseguenze nessuno può pensare senza sentirsi opprimere dal dolore e dallo spavento, non possiamo non preoccuparci anche noi e non sentirci strappare l’animo dal più acerbo dolore, per la salute e la vita di tanti cittadini e di tanti popoli che ci stanno sommamente a cuore».
Il Papa morì pochi giorni dopo, ma pure il successore Benedetto XV cercò instancabilmente di fermare il conflitto. Già nella prima enciclica, Ad Beatissimi Apostolorum, del 1° novembre 1914 formulò una proposta di pace e mobilitò la Chiesa in aiuto di feriti, orfani della guerra e rifugiati. Fu lui che definì il conflitto «inutile strage» e «suicidio dell’Europa civile». In queste ore Leone XIV ha reso noto il suo Messaggio per la LIX Giornata Mondiale della pace (1° gennaio 2026). Merita una lettura attenta. Il Papa attacca l’ideologia dominante per la quale la guerra (come il massiccio e forsennato riarmo) sembra inevitabile. Per Leone è il contrario: inevitabile è la pace.
È durissimo sulla Ue: «Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, finiamo per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace... Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze». La Chiesa grida da decenni che la guerra, sempre pessima, dopo Hiroshima, con migliaia di testate nucleari, è inammissibile. Il Papa invita perciò al “dialogo” delle diplomazie, alla politica, e pronuncia la parola che anni fa era la via maestra delle grandi potenze: disarmo. Egli afferma che il disarmo oggi non è un’utopia, ma è il vero realismo.