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Vittorio Feltri: "Il premio 'Stalin" a mio figlio Mattia"

di Matteo Legnani domenica 9 dicembre 2018

2' di lettura

I fatti incresciosi accadono anche nelle buone famiglie, figuriamoci nella mia. In effetti mi è giunta notizia che a mio figlio, Mattia, è stato attribuito il premio "È giornalismo" (organizzato da Giancarlo Aneri), che viene assegnato ogni anno a un presunto principe della penna. Tale premio, che in passato ho soprannominato "Stalin", poiché veniva dato sempre a colleghi di sinistra, personalmente - e modestamente - io non l' ho ricevuto. Tutto ciò che puzza di gauche non mi è mai piaciuto così come il sottoscritto non è mai andato a genio ai progressisti. Però devo ammettere: la circostanza che l' onorificenza sia andata ora al mio erede, mi riempie di felicità, per non dire orgoglio. Per qualunque padre non c' è nulla di più appagante che scoprire che la propria creatura è pubblicamente considerata migliore di lui. Una soddisfazione immensa. Noi genitori reputiamo coloro che abbiamo messo al mondo una sorta di prolunga di quello che siamo, ci specchiamo nella prole a cui vogliamo un bene senza limiti. Cosicché per me scoprire che Mattia è considerato dai postcomunisti degno di entrare nel loro Mausoleo, anziché farmi girare i santissimi, mi lusinga e mi induce a darmi delle arie. Non so come siano andate le votazioni nella giuria di "È giornalismo" e, quindi, sono esentato dall' obbligo di ringraziare chi ha scelto e spinto Mattia alla vittoria; nel dubbio mi tolgo il cappello dinanzi a tutta l' assemblea la quale, tuttavia, seguiterò a pensare che sia una specie di Comitato centrale di Botteghe Oscure. Quanto a mio figlio, non sospettavo che diventasse un asso. Anche se quando era uno scolaretto delle elementari era già in grado di fornirmi cronache sportive puntuali e ben compilate, che la domenica sera, rientrato a casa dopo cena con mia moglie, leggendole, apprezzavo. Leggi anche: Vittorio Feltri, la confessione: "Quella volta che mi feci una canna con mio figlio Mattia" Allorché poi egli frequentava l' università, e mi disse che avrebbe gradito collaborare con un quotidiano, lo agevolai affinché raggiungesse l' obiettivo. Compulsavo i suoi articoli e mi accorsi che un po' di stoffa ce l' aveva, ma non mi feci illusioni. Supponevo che il Feltrino fosse fesso almeno come me. Invece, con il passare del tempo, mi accorsi che cresceva a vista d' occhio. Al Foglio di Giuliano Ferrara maturò alla grande. Ora è alla Stampa e tiene una rubrica fissa sulla prima pagina. Me la bevo ogni mattina con gusto benché non possa affermare di condividere appieno certe idee. E vi dico la ragione. All' epoca della mia gioventù ero di sinistra ed avevo pensieri di destra, adesso che sono di destra ho pensieri di sinistra. Mattia viceversa è come la Torre di Pisa, pende immancabilmente dalla parte sbagliata. Non sai mai se di qua o di là. Non importa. Egli è migliore di me, tanto basta. Mi congratulo con il ragazzo che, comunque, ho fatto io con mia moglie, educatrice mirabile. di Vittorio Feltri

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