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Marò, Palazzo Chigi: "L'Italia non è un Paese di terroristi"

Palazzo Chigi reagisce: "Inaccettabile, non siamo un Paese di delinquenti". Ma la seduta in cui si deciderà sull'accusa di terrorismo viene rimandata
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 16 febbraio 2014

2' di lettura

Ennesimo rinvio dell’udienza presso la Corte Suprema indiana, che oggi doveva   esaminare il ricorso italiano per conoscere i capi di imputazione dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: l’udienza è stata  rimandata a martedi 18 febbraio.  Il procuratore generale ha informato la Corte Suprema che il governo ha modificato la propria posizione sul processo  ai due fucilieri della Marina, che non rischieranno la pena capitale. Il governo italiano, da parte sua, ricorda la stampa locale, ha   respinto la proposta indiana sottolineando che la legge antipirateria non può essere applicata a questo caso. La presa di posizione del governo - Il capo d’imputazione presentato oggi in India dall’Attorney General, che prevede di giudicare il caso dei due fucilieri di marina italiani sulla base della legge antipirateria (Sua) "è assolutamente sproporzionato e incomprensibile: assimila l’incidente a un atto di terrorismo. L'Italia non è un Paese terrorista". E’ quanto si legge in una nota di palazzo Chigi. Alla luce della decisione della Corte Suprema, il Governo "si riserva di assumere ogni iniziativa. Dopo due anni senza un capo d’accusa, non intendiamo recedere dal nostro obiettivo di riportare quanto prima a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e di vedere riconosciuti la loro dignità ed i loro diritti". Qualora fosse convalidata dalla Corte Suprema, si legge ancora nella nota, "questa tesi sarebbe assolutamente inaccettabile. Si tratterebbe di una decisione lesiva della dignità dell’Italia quale Stato sovrano, di cui i due Fucilieri della Marina sono organi impegnati nel contrasto alla pirateria conformemente alla legislazione italiana, al diritto internazionale e alle decisioni rilevanti del Consiglio di sicurezza dell’Onu". E continua: "Si tratterebbe di un esito di estrema gravità, sconcertante e contraddittorio. Esso comporterebbe conseguenze negative nelle relazioni con l’Italia e con l’Unione europea, con ripercussioni altrettanto negative anche sulla lotta globale contro la pirateria".  Per questo il Governo italiano "chiede che la Corte Suprema, nella propria seduta del 18 febbraio prossimo, decida di portare il caso nella sua corretta dimensione, in ottemperanza con la sentenza del 18 gennaio 2013 della stessa Corte che ha escluso la Sua tra le normative di riferimento ammesse per questo giudizio".

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