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Gli ostruzionisti regalano a Renzi il migliore degli spot

di Maurizio Belpietro domenica 27 luglio 2014

3' di lettura

Non so se il partito che si oppone alla riforma del Senato se ne sia reso conto, ma allungando i tempi di discussione del disegno di legge Boschi sta facendo a Matteo Renzi il miglior spot pubblicitario che il premier potesse desiderare. Provate a rifletterci: da un lato c’è un presidente del Consiglio che promette agli italiani di ridurre il numero di parlamentari e di snellire l’iter legislativo, dall’altro un gruppo di onorevoli che, opponendosi alla riforma del Senato con motivazioni anche condivisibili, costruisce barricate di emendamenti per impedire una rapida approvazione della legge. Secondo voi con chi staranno gli italiani? Con chi dice di voler abolire i senatori o con chi la tira in lungo adducendo sofisticate ragioni costituzionali? E provate a immaginare se - proprio grazie agli emendamenti presentati da grillini, dissidenti piddini e dissidenti forzisti - invece di votare la riforma nei tempi previsti, il Senato sarà costretto a lavorare anche il mese di agosto. Se cioè il Parlamento non chiuderà per ferie la prossima settimana, come ha sempre fatto tutti gli anni, riaprendo i battenti a settembre. Gli italiani si rincresceranno per il troppo lavoro cui saranno costretti i rappresentanti del popolo oppure gioiranno all’idea di centinaia di onorevoli che dovranno rinunciare alle vacanze per restare a sudare sui banchi di Palazzo Madama? Io non ho dubbi: credo che la maggioranza degli elettori sarà sadicamente felice di vedere gli esponenti della Casta alle prese con gli straordinari e tutto ciò andrà a vantaggio di Matteo Renzi e del suo governo. Se qualcuno pensa che far slittare la riforma Boschi sia un modo per indebolire il presidente del Consiglio, di dimostrare che non ha il controllo del suo partito e del Parlamento, temo dunque che si sbagli di grosso. Ogni ritardo, anzi direi ogni sasso messo sui binari delle riforme, va a rafforzare l’azione del premier e a consolidarne il consenso. Vedere Palazzo Madama aperto sotto il sole di agosto e Montecitorio al lavoro sarà per Matteo Renzi un trionfo, la consacrazione del suo lavoro, la logica conclusione della sua azione da guastatore della Casta. Del resto era inevitabile che finisse così. Fin dal principio, da quando il capo del governo iniziò a parlare di abolizione dei senatori eletti dal popolo per sostituirli con senatori nominati e non pagati, si capiva che Renzi puntava tutte le sue carte sullo scontro. Il nuovo contro il vecchio. Il cambiamento contro la conservazione. Il rottamatore contro i rottami. Così, cadendo nel suo gioco, i dissidenti del Pd, uniti a quelli di Forza Italia e ai grillini, non fanno altro che erigere un monumento al premier, il quale agli occhi degli italiani appare sempre più impegnato a rimuovere le incrostazioni di una macchina istituzionale bloccata. L’opinione pubblica assisterà distaccata, sfogliando i giornali mentre è in spiaggia oppure al fresco della montagna, a uno scontro dove il bene e il meglio sono incarnati da una persona sola: Renzi. Mentre il resto appare un’unica palude, una terra di nessuno dove ogni cosa si ferma e viene inghiottita dalle sabbie mobili. Tutto ciò mentre, al contrario, sarebbe opportuno incalzare il presidente del Consiglio e il suo governo sulle cose vere, quelle che incidono sulla vita quotidiana delle persone. Di regolamenti parlamentari, camera delle Regioni, liste e listini bloccati la gente sa poco e niente, ma di lavoro, occupazione, tasse e burocrazia invece sa molto e molto misura ogni giorno sulla propria pelle. E invece, per effetto della battaglia parlamentare attorno al Senato - cioè a una Camera che dovrebbe chiudere o per lo meno essere ridimensionata - di cose concrete si discute poco o nulla. Qualcuno ricorda che fine ha fatto il Jobs Act e quando arriveranno gli effetti benefici del decreto sul lavoro voluto dal ministro Poletti? Qualcun altro è in grado di rammentare quando avrebbe dovuto entrare in vigore la riforma fiscale che prometteva di rivoluzionare il rapporto tra contribuenti e Agenzia delle entrate? E il resto, la pubblica amministrazione, la Giustizia eccetera eccetera? La risposta è semplice: siamo fermi alle linee guida. La verità è che la battaglia per la modifica del Senato sta offrendo a Matteo Renzi una straordinaria opportunità. Non solo i dissidenti gli regalano un inatteso spot, ma addirittura gli consentono distrarre su altro l’attenzione dell’opinione pubblica, garantendogli un successo assicurato. Perché una cosa è certa: non solo il premier costringerà la Casta agli straordinari, ma alla fine la riforma del Senato sarà legge. di Maurizio Belpietro maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it @BelpietroTweet

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