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Giampiero Mughini, goduria Juventus: "Cosa dicono ora Totti, Ziliani, Guido Rossi e tutte le altre teste di c...?"

di Leonardo Grilli domenica 17 maggio 2015

2' di lettura

Dopo la vittoria della Juventus contro il Real Madrid, Giampiero Mughini ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. In una lettera scritta a Dagospia il noto opinionista televisivo rievoca il passato buio della squadra torinese, le vicende di calciopoli, la retrocessione, gli scudetti tolti, la cessione dei grandi campioni. Ricorda come nessuno all’epoca difese la Juventus, nemmeno quelli che ora la osannano. E ne ha per tutti. Totti, Ziliani e Guido Rossi – I primi bersagli sono quelli che, anche adesso, indicano la squadra degli Agnelli come "il male assoluto". Così cadono sotto la penna di Mughini "un ottimo giornalista come Paolo Ziliani e un eroe del calcio come Totti, il quale pochi mesi fa aveva detto che giocare a calcio in Italia è perfettamente inutile perché il risultato è stato già acclarato da eventuali logge giudeo-massoniche”. È poi il turno di Guido Rossi, nominato nel 2006 commissario straordinario della Figc per gestire la situazione di emergenza creatasi dopo lo scandalo di Calciopoli. Lo stesso che "era stato nel Consiglio di amministrazione dell’Inter” e a cui "vennero dati i pieni poteri di che cambiare i magistrati sportivi che avrebbero condannato la Juve alla serie B”. Giornalisti e commentatori – Dalla furia vendicativa del Mughini nazionale non si salvano nemmeno giornalisti e commentatori. Quegli stessi commentatori che oggi alzano un "coro di laudi a favore della Juve di Massimiliano Allegri” ma che nel 2006 non pensarono nemmeno a “sussurrare la verità palmare che il duo Moggi - Giraudo era stato il miglior gruppo dirigente che avesse mai retto una squadra di calcio in Italia”. Idem con patate per i giornalisti, che all’epoca non espressero il minimo dubbio sul fatto che la Juve "i due scudetti li avesse vinti sul campo e non per un armeggiare delle schede telefoniche apprestate da Luciano Moggi”. O non scrissero che “Calciopoli non ci sarebbe stata, o non sarebbe stata a quel modo unicamente anti-juventino, se fosse stato vivo uno dei fratelli Agnelli”. Ministri e scribacchini – Ma all’epoca del caso Moggi fu anche il mondo dei partiti a sollevarsi contro la Juve, e più di qualche esponente chiese la testa di Lippi all’epoca alla guida della Nazionale. Così Mughini non esita a imbeccare, ricordando impietoso “quando un ministro avanzò l’ipotesi che al mister Marcello Lippi (che si apprestava a vincere la Coppa del Mondo) fosse tolta la guida della nazionale azzurra e a Fabio Cannavaro la fascia di capitano di quella squadra. Quando nessuno ha poi mai chiesto scusa di tutto quell’obbrobrio dopo che la storia dell’intera Juve del ciclo Moggi - Giraudo era in campo o in panchina il giorno della finale berlinese Italia - Francia del luglio 2006”. Infine, non viene risparmiato nemmeno il mondo della letteratura. Quando libri su libri affiancavano il marchio Juve a qualcosa di “losco”, Mughini e lui solo andava “in tv a ripetere all’infinito che li reputavo delle teste di cazzo”. Mughini e lui solo ha dato del “cialtrone a uno di quegli scribacchini”.

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