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Lavoro, Matteo Renzi: "Entro l'anno via al Jobs Act". Articolo 18, due opzioni per superarlo

di Giulio Bucchi domenica 7 settembre 2014

3' di lettura

Due strade per abolire, anzi "superare" l'articolo 18. E' questa la prospettiva cui si trova di fronte il governo. Il premier Matteo Renzi e il ministro del Welfare Giuliano Poletti nelle prossime settimane torneranno all'attacco sul "totem" che tutela i lavoratori contro il licenziamento senza giusta causa e che secondo Commissione Ue e Bce (e non solo) è uno degli elementi "bloccanti" del sistema-Italia. In ogni caso, sarà un percorso difficile perché legato al Jobs Act che già ad agosto aveva visto uno stop dei lavori proprio su questo punto. E da lì si ripartirà. "Dobbiamo superarlo - ammette Renzi al Sole 24 Ore -, l'articolo 18 e la norma del reintegro obbligatorio". Ogni anno sono solo 3.000 i lavoratori italiani che vengono reintegrati da un giudice dopo un licenziamento giudicato "discriminatorio". Una fetta marginale del parco-dipendenti italiano, anche perché l'articolo 18 non si applica alle aziende con meno di 15 lavoratori a contratto indeterminato e già la riforma Fornero ha in parte smantellato l'impianto. Si tratterebbe, ora, di dare il colpo finale alla norma più difesa e contestata del welfare italiano. Renzi e Poletti proprio su quel numero, tremila, punteranno per preparare il terreno anche mediaticamente, cercando di convincere gli italiani che sacrificare (in parte) quel diritto alla non licenziabilità vale bene guadagnare qualcosa complessivamente, visto che approvare il Jobs Act (nella cui discussione, e votazione, rientrerà proprio l'articolo 18) significherà introdurre il diritto alla maternità per tutte le donne lavoratrici, indipendentemente dal loro contratto, rivedere gli ammortizzatori sociali, ristrutturare il sistema del collocamento con una nuova Agenzia nazionale. "Si farà entro l'anno, ma dipende dal Parlamento - spiega il premier al Sole -, introdurremo il sistema di lavoro tedesco. Ma niente decreto legge". Si parte giovedì in Commissione al Senato, "speriamo di arrivare in Aula entro ottobre". Le due soluzioni sull'articolo 18 - Superare, non abolire l'articolo 18. E sacrificarlo, sì, ma solo in parte. Come sottolinea Repubblica, Renzi si fa forza sul fatto che ogni anno l'80 per cento delle cause per licenziamento senza giusta causa si conclude con un risarcimento economico. E questa potrebbe essere la prima opzione al vaglio del governo. E' la "soluzione Ichino" studiata dal professor Pietro Ichino che piace a Scelta civica (il suo partito), Ncd (con l'ex ministro del Welfare Maurizio Sacconi), popolari di Mauro e Svp: in caso di licenziamento illegittimo, prevederebbe una clausola di salvaguardia sottoforma di pagamento di indennità economica, crescente in base all'anzianità del lavoratore licenziato. Una formula, questa, che tutelerebbe anche chi la causa oggi la intenta e la perde. La soluzione Ichino non piace però al Pd, più vicino alle posizioni conservatrici della Cgil. E così i dem hanno già avanzato una proposta, sottoscritta dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi: contratto a tutele crescenti, con l'articolo 18 che resta, sì, ma viene applicato solo dal terzo anno di contratto. L'ipotesi è che la sospensione della clausola anti-licenziamento possa favorire l'assunzione dei giovani lavoratori. In ogni caso, anche per dare un segnale di discontinuità all'Europa, la strada sembra segnata: l'articolo 18 come l'abbiamo conosciuto sembra destinato a diventare un ricordo.

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