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Renzi affonda Schlein: "Il quorum non ci sarà, facile prevederlo"

Dal leader di Italia Viva arriva una mazzata-referendum sul Pd: "Spero che ora sia chiara una cosa"
lunedì 9 giugno 2025

3' di lettura

C'è chi fa già festa per il flop dei 5 referendum promossi da Maurizio Landini, Pd, M5s e Avs. E quel qualcuno è un alleato di Elly Schlein, segretaria dem. Un bel cortocircuito per la sinistra italiana sempre più a pezzi. "Ormai è evidente che il quorum non ci sarà, come del resto era facilmente prevedibile vedendo i precedenti", scrive Matteo Renzi nella sua Enews osservando che "i quesiti sul lavoro erano infatti ideologici e rivolti al passato come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive".

L'esultanza del leader di Italia Viva non dovrebbe sorprendere, visto che i referendum erano pensati per smantellare la sua riforma del lavoro, il Jobs Act. "Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un'alternativa a Giorgia Meloni - ammonisce l'ex premier - bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo".

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"Come sapete io ho sempre rispettato la scelta di non andare a votare come una delle possibilità. Del resto noi stessi avevamo suggerito questa strada ai tempi del referendum delle trivelle, nel 2016. Noi non cambiamo idea sulla base della convenienza. Invece Giorgia Meloni sì - attacca poi la leader di FdI, forse per dare troppo l'impressione di non maramaldeggiare politicamente sulle opposizioni -: come sapete ieri la presidente non ha partecipato al voto, come era suo pieno diritto fare, ma quando lo facemmo noi, scelse di attaccare".

"Noi non diremo a Giorgia Meloni quello che lei diceva a noi. Sarebbe facile. Basterebbe sostituire il cognome Renzi con il cognome Meloni e la contraddizione suonerebbe evidente. Ma ci limitiamo a dire - osserva allora il leader IV - che Giorgia Meloni è una banderuola che cambia idea sulla base delle proprie convenienze". "Io ho votato al referendum. Non giudico chi non ha votato perché era suo diritto farlo. Ma non prendo lezioni di politica da una voltagabbana professionista", conclude.

Nonostante la possibilità di votare anche oggi fino alle 15, il raggiungimento della soglia "di validità" del 50% appare pressoché impossibile: alle 23 di ieri, infatti, l'affluenza è stata del 22,73%. Nel 2011, quando si votava su due giorni, alla stessa ora per il referendum contro la privatizzazione dell'acqua, che alla fine aveva raggiunto il quorum, aveva votato il 41,1% degli aventi diritto. La regione con la più alta percentuale di votanti al momento risulta la Toscana (29,99%), mentre quella con la percentuale più bassa il Trentino Alto Adige (16,13%).

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In qualche caso però la Cgil trova il modo di manifestare soddisfazione: "Torino sta registrando un'alta affluenza, tra le più alte d'Italia. Ci sono seggi in cui si è già superato il 50% dei voti espressi. La risposta delle elettrici e degli elettori dimostra quanto Torino, più di altri territori, sia attraversata dai problemi al centro dei referendum. Superare il quorum avrebbe un grande significato e darebbe fiducia a un'azione collettiva capace di fare i conti con le tante contraddizioni sociali della nostra area metropolitana". Una ben magra consolazione.


 

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