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Marco Travaglio e l'editoriale sulla lettera del "Milite ignoto"

di Lucia Esposito domenica 30 novembre 2014

2' di lettura

S'intitola "Lettera al milite ignoto", l'editoriale che oggi Marco Travaglio firma sul Fatto Quotidiano. E' la lettera di un italiano medio, che racconta in prima persona gli ultimi vent'anni di politica italiana. Ma chissà che dietro questo milite ignoto non si nasconda proprio Travaglio. In certi passaggi, quella che è una supposizione, prende la forma di una certezza.  Una specie di outing politico del vicedirettore de Il Fatto. Che parte dalla Prima repubblica "quando votato i partiti di governo per paura dei comunisti anche se non riuscivo a scrollarmi di dosso la fastidiosa impressione che Berlinguer fosse meglio di Andreotti e Craxi". Poi c'è il periodo di Mani Pulite e quindi l'italiano medio simpatizza istintivamente per i magistrati (qui è davvero difficile non riconoscere Travaglio dietro l'ipotetico milite ignoto). Poco dopo sulla scena politica si affacciò Silvio Berlusconi e, con la speranza che potesse fare in politica quanto di buono aveva fatto nella sua vita imprenditoriale, "lo votai". "Me ne pentii subito", precisa Travaglio. Roccò poi all'Ulivo di Prodi, poi arrivarono D'Alema e Amato che "fecero tornare Berlusconi stavolta per cinque anni: un disastro epocale". Il milite ignoto ammette di aver partecipato anche a dei girotondi (e ancora una volta si fa fatica a non riconoscere Travaglio). "Poi però il Corriere scrisse che eravamo dei pericolosi manettari nemici del dialogo e allora smisi".  Da Grillo a Renzi  . "Nel 2008 volevo astenermi, ma poi mi trascinai a votare Prodi, che restava il meno peggio. Lo rifecero fuori un paio di anni dopo: il tempo di mandar fuori 30mila delinquenti". Poi toccoò a Monti. E il milite ignoto si illuse che con i tenici il Paese potesse ripartire. Ma dopo la riforma delle pensioni della Fornero, il Milite-Travaglio si "buttò sui cinque Stelle". E scrive: "Mica per Grillo: per quei ragazzi che entravano in Parlamento senza un euro di soldi pubblici. Grande vittoria. Speravo che cambiassero un po' le cose ma furono subito messi ai margini. Per farmi capire che il mio voto contava zero, tornarono le larghe intese e, per maggior chiarezza fu rieletto Napolitano".  Alle Europee il milite vota Renzi. "Me ne sono subito pentito perché il giovanotto ha cominciato a fare il contrario di quello che diceva". Fino alle Regionali di domenica. Il milite si è astenuto. Poi la chiusa: "Renzi dice che siamo secondari,. Ma che devo fare per farmi ascoltare? Se voto, non conto niente. Se non voto, idem. Dovrò mica mettermi a menare, alla mia età?" 

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