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Giampaolo Pansa: Nessuno si salva dalla malvagità

di Andrea Tempestini domenica 9 marzo 2014

5' di lettura

Qualche anima candida, come il Beppe Severgnini dal ciuffo bianco che scrive per il “Corriere della Sera”, si è stupita e indignata per le cattiverie che il web ha scaricato su Rosario Fiorello. Sappiamo tutti che cosa sia accaduto al popolare showman. Come migliaia e migliaia di altri romani, correva per le strade della capitale su un Vespone in grado di andare molto veloce. E come tutti i motociclisti romani, se ne fregava del codice della strada e sorpassava le automobili sulla destra. All’improvviso, si è trovato di fronte un signore che attraversava sulle strisce e l’ha centrato in pieno. Il pedone è finito all’ospedale e lo stesso è successo a Fiorello. Che oggi, mentre è ancora ricoverato, riceve messaggi d’insulti che gli vengono scaricati addosso grazie alle diavolerie anonime di Internet. Sono riuscito a tenermi fuori dal mondo oscuro del web. Uso il computer soltanto per scrivere e spedire il mio compito a “Libero” che pubblica il Bestiario e alla Rizzoli che stampa i miei libri. Stop, il resto per me non esiste. Se dipendesse dal sottoscritto, i siti internet dei giornali avrebbero già chiuso da un pezzo per fallimento. Non ho nessuna pagina su Facebook. Mi hanno detto che ne esiste una, ma è abusiva e non mi sono mai curato di leggerla. Se devo scrivere a un amico, prendo carta e penna, poi affido alle Poste italiane la mia lettera. Mi è capitato di essere al centro delle attenzioni di qualche violento del web. È accaduto anni fa, dopo l’uscita di un mio libro sulla guerra civile. Non era piaciuto a un commando guidato da un funzionario di Rifondazione comunista e sono stato aggredito mentre presentavo il mio lavoro in una sala di Reggio Emilia. La micro-banda poi è stata respinta e cacciata dai tanti venuti ad ascoltarmi. Ma dopo quella sera, i trinariciuti si sono scatenati su Internet. Mi davano la caccia rivelando le date e le città dove avrei presentato il mio libro. L’invito era sempre lo stesso: rompiamo le ossa a quel fascista di Pansa. Sono stato costretto a interrompere il giro, perché non mi sembrava giusto mobilitare polizia e carabinieri. E da allora non vado più di città in città a discutere dei miei lavori. Era il 2006, allora non esistevano i maledetti twitter e nemmeno gli aggeggi elettronici che vedo in mano anche ai bambini. L’arma del web non era ancora diventata di massa. Beppe Grillo faceva soltanto il comico girando da un teatro all’altro. Il presidente del Consiglio era il professor Romano Prodi. E nelle sedute alla Camera ascoltava con attenzione i deputati, invece di starsene con la testa china a twittare messaggi a chissà chi. Infine la società italiana era meno incivile di oggi. Otto anni dopo che cosa vedo, quando lascio il piccolo paese dove ho la fortuna di vivere e mi azzardo ad andare in qualche grande città? Vedo un inferno di cattiveria, di canagliate, di malvagità. Le prime vittime sono gli anziani. Non soltanto vengono messi sotto mentre attraversano sulle strisce. Chi è più giovane li insulta, li sputacchia di parole cattive. Vecchio di merda, fatti da parte. Stattene a casa o vai al cimitero. Rottamati da solo, non rompere i coglioni a noi giovani che abbiamo fretta, fretta, fretta! Le seconde vittime sono i gay. Non ho idea di quanti siano quelli che non hanno timore di nascondersi. Penso siano migliaia, ma non mi sono mai occupato di loro, come non mi occupo di chi è magro invece che grasso, o è biondo invece che bruno. Eppure i giornali sono pieni di gay pestati, derubati, derisi e persino uccisi. Prima o poi verrà il giorno che vedremo squadre di omo andare a caccia di etero. E non potrò fare a meno di ricordare un vecchio detto: occhio per occhio, dente per dente. La cattiveria più rozza esplode sui campi di calcio. E non solo con gli striscioni che invocano nuove tragedie come Superga, l’Heysel o l’eruzione del Vesuvio. Gli ultrà di una squadra assalto i pullman del team avversario e avvelenano le partite insultando i giocatori neri perché sono sporchi negri. Le curve vuote di molti impianti della serie A provano che le partite stanno diventando occasioni per odiarsi. Andrà a finire che il campionato si giocherà a porte chiuse, a vantaggio soltanto delle tivù che le trasmettono in diretta. Infine c’è la malvagità spicciola che si manifesta in situazioni imprevedibili. L’ex ministro Vincenzo Visco, un galantuomo e un politico degno di rispetto, viene aggredito in strada da un pazzo solitario che l’ha visto passare. Leggo di maestre d’asilo arrestate perché picchiano i bambini che gli sono affidati. Di barboni senza tetto pestati mentre dormono negli ambulacri di una grande stazione ferroviaria. Di mendicanti fatti sloggiare con la violenza dall’angolo di strada dove chiedono l’elemosina. Di zingari cacciati dai loro accampamenti dati alle fiamme. Per non parlare delle donne, condannate a essere molestate, stuprate e uccise. Un film di successo magnifica la grande bellezza di Roma e dei suoi vip. Ma tanto la capitale che molte altre città italiane sono un ritratto raccapricciante della nostra grande bruttezza. Anno dopo anno, crisi dopo crisi, sfiducia dopo sfiducia, siamo riusciti a diventare quello che non eravamo mai stati: un popolo di brutti, sporchi e cattivi. Italiani brava gente? Ma non diciamo più questa fesseria! Buttiamo la spazzatura per strada, deturpiamo i muri dei palazzi con graffiti osceni, scaraventiamo le cicche delle sigarette persino sui pavimenti delle chiese, ci droghiamo con la musica a tutto volume, incuranti delle proteste dei vicini di casa. Se poi nascono liti violente, con qualche coltellata, che importanza ha? Daremo sempre la colpa agli altri, mai a noi stessi. A questo punto mi sembra quasi scontata la relazione annuale dei servizi segreti inviati al Parlamento qualche giorno fa. Di quelle novantotto pagine ha parlato il “Messaggero” del 7 marzo. I rischi che s’inizi una nuova stagione di violenza politica possono venire da un salto di qualità nell’antagonismo dei No Tav in val di Susa, o dai gruppuscoli di anarco insurrezzionalisti. E per l’accentuarsi del disagio sociale dovuto alla crisi economica, uno stato d’animo che potrebbe tradursi “in iniziative di protesta nei confronti di rappresentanti politici, sindacali e delle istituzioni”. Matteo Renzi, non appena arrivato a Palazzo Chigi, aveva subito avvertito di non volere nessuna scorta. Ripeteva: “Mi difende la gente!”. Poi glie l’hanno imposta ed è stata una decisione saggia. Non conosco quanti politici siano protetti da agenti di polizia, da carabinieri e da guardie di finanza. Ma è facile prevedere che il sistema delle scorte si estenderà. Sino ad arrivare ai contractors privati, mercenari bene addestrati e costosi, che vediamo già in azione su tutti i fronti di guerra calda o latente del mondo. Secondo il rapporto dei nostri servizi, l’unico pericolo che nessuna scorta può sventare è quello rappresentato dai terroristi “fai da te”. Sono gli estremisti solitari, di solito legati alla jihad islamica e spesso reduci da paesi come la Siria o l’Afghanistan. Sono combattenti di estrazione occidentale che, dopo aver acquisito sul campo particolari capacità offensive, potrebbero operare anche in Europa, Italia compresa. Di fronte ad attentati con ordigni esplosivi collocati in luoghi frequentati, come le stazioni ferroviarie o della metropolitana, andrebbe in frantumi anche l’immagine di un’Italia gonfia di cattiveria. Al suo posto vedremo un paese in preda al panico e incapace di difendersi come nazione. di Giampaolo Pansa

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