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Selvaggia Lucrelli: Rachida è come gli ex, non la sopporti ma non puoi farne a meno

La giornalista sulla vincitrice mor(t)ale di "Masterchef": "E' come gli ex. Non li sopporti, ma..."
di Andrea Tempestini domenica 9 febbraio 2014

5' di lettura

Il vincitore morale di un reality lo riconosci subito: è quello che a sua insaputa inventa un linguaggio. È stato così per Barbieri e il suo «mappazzone», per Bastianich e i suoi «Vuoi che io muorooo?», per Ivan Iurato e il suo «Grazie sgieff», per Mika e il suo «Ciusare». Alle volte, si inventa un linguaggio anche senza parlare. Cracco per esempio, incenerisce con lo sguardo e con un’alzata di sopracciglio sa essere più efficace che con mille chiacchiere. L’unica differenza è che l’ «Io muoro!» di Bastianich è replicabile da qualsiasi uomo del pianeta, lo sguardo di Cracco, al massimo, da Ryan Gosling. Quest’anno il vincitore mor(t)ale di Masterchef è senza ombra di dubbio Rachida.  Lei e i suoi «Graziiiii», «Gatta fretta fa figli ciechi» e «Sono polpette di diavolo, fatte di mani di strega!», entrano  nella storia del linguaggio da reality. Oltre che nei nostri incubi. I personaggi come Rachida infatti, sono una fortuna per un reality, una piaga per gli spettatori e un cataclisma per i suoi compagni di gioco. Tutto quello che accade nelle cucine di Masterchef quest’anno, è filtrato non da colini o Scottex, ma dagli sguardi, dai piagnistei, dalle sentenze sgangherate della concorrente  più detestata e discussa d’Italia. La nazione, sul suo personaggio, è perfettamente divisa a metà: chi la vorrebbe strozzare con la cintura del grembiule di Masterchef e chi la vorrebbe infornare a 250 gradi mimetizzata nel ripieno di una lasagna di Alberto. Ci sono anche gli estremisti: quelli che ogni volta che si apre la Mistery Box si augurano ci sia la testa di Rachida dentro, ma si sa, la violenza è sempre deprecabile. Compresa quella che commette Rachida sulla cucina italiana. Pensavamo che la marocchina meno amata di Italia fosse Ruby, e invece è arrivata lei. Che di Mubarak non è la nipote.  È la suocera. Tutto, in Rachida, è teatralità pura: le espressioni facciali che vanno dall’Urlo di Munch al gatto di Shrek,  il linguaggio naif, la gestualità melodrammatica, il turbante che non sai se lo porta per le origini marocchine o per proteggere la testa dai colpi di cucchiara degli altri concorrenti e infine le lacrime. Copiose, irritanti, gratuite, più finte della pace tra Albano e Romina.  Perché Rachida piange per tutto: piange se il riso le si attacca alla padella, se un concorrente esce al posto suo, se Cracco ha la sinusite, se a Michele si scuce il grembiule e così via. Tu la guardi e pensi: «To’, guarda che sensibile questa Rachida». Peccato che due secondi dopo, con ancora l’occhio umido,  sia lì ad augurarsi che Allah faccia divorare Eleonora dalle cavallette. O dica: «Quello non ha palli per fare capo!». O sparli degli altri concorrenti che neppure Arianna David sull’Isola dei famosi.  Eppure Rachida è come certi ex fidanzati: la odi, ma non puoi fare a meno di parlare di lei. Durante Masterchef può accadere che gli alieni atterrino in Via del Corso e una buca risucchi il loro disco volante o che la Corea del Nord dichiari guerra a Barbara D’Urso,  ma #Rachida resta comunque trend topic della serata.   E infatti, l’Elsa Fornero di Masterchef, la regina dei finti sensi di colpa, resiste a sfide e spietate eliminazioni grazie al suo carattere. Sulla sua cucina infatti avrei le mie perplessità. La sua tecnica culinaria potrebbe essere riassunta così: qualsiasi cosa tu le chieda, lei fa il cous cous. Tu le chiedi: fai una pasta al pomodoro e lei fa la pasta di pomodoro in cous cous. Le chiedi un filetto alla griglia e lei fa un filetto alla griglia in cous cous. Le chiedi una torta mimosa e lei fa una torta mimosa in cous cous. Poi le chiedi: fai il cous cous e lo sbaglia. Deve annusare bendata degli ingredienti e capire cosa sono e confonde la vaniglia con il creme caramel, la menta piperita con un calzino di Barbieri, la cannella con un’ascella di Cracco. E poi c’è la faccenda Bastianich, che è probabilmente l’unico elemento di quella cucina che Rachida si cucinerebbe con passione e solerzia. Diciamolo. A Rachida, Bastianich fa più sangue di una fiorentina poco cotta. Lo guarda e le si alza pure il turbante. Indimenticabili le sue esplicite richieste al ristoratore italo americano, che nel bel mezzo di un sonoro cazziatone a Rachida, è rimasto ammutolito di fronte all’insospettabile vocazione  sadomaso della marocchina: «Tu sgrida me forti!», «Io sbagliato! Tu devi punire me!». E poi ha aggiunto: «Quando un giudice mi sgrida mi dà la carica, mi piacciono gli uomini che entrano in cucina e tà». E sul quel «tà» ci sono più sottintesi che sulla farfallina di Belen.  Tra l’altro, secondo me, vista l’aria da fattucchiera, se nell’ultima puntata oltre a lingua, rane e lumache le avessero dato pure due gocce di sangue di unicorno,  Bastianich oggi sarebbe vittima di un tale legamento d’amore che sarebbe già in Marocco a conoscere i suoceri. Ormai, il siparietto Bastianich/Rachida è il momento «50 spuntature di grigio» e non escludo che i due finiscano con Bastianich che sculaccia Rachida perché ha scotto i fusilli e Rachida che sculaccia Bastianich perché non l’ha sculacciata abbastanza forte. Tra l’altro, secondo chiacchiere di corridoio, Rachida sarebbe una lontana parente di Bastianich, il che è abbastanza ininfluente per il gioco ma determinante per la scienza: ora sappiamo che la simpatia folgorante è indubbiamente una questione genetica. Ad ogni modo, è bastato guardare l’ultima puntata di Masterchef per capire che senza Rachida, quella cucina sembrerà vuota.  Epici i momenti in cui s’è messa a cazziare anche la piastra e lo chef che pareva il sosia di Alessandro Meluzzi, ha chiesto a Cracco se davvero stesse conversando con i fornelli. O quando s’è lanciata nel vaso delle anguille per afferrarne il più possibile e mezza nazione s’è augurata che ci finisse dentro e facesse la fine della gazzella divorata dal pitone. O quando s’è messa a girare la polenta con una foga disumana continuando a ripetere «Sto sfogando mia rabbia nella polenta, mia rabbia ho messo tutta qui dentro!» e nessuno sa se poi quella polenta sia stata fatta brillare in aperta campagna o mezza Comacchio sia stata rasa al suolo. O quando ha preparato una salsa acida capace di sciogliere una carcassa di elefante in sette secondi netti e lei garantiva che i suoi figli la spalmano sul pane come «peritivi». Insomma, è chiaro che Rachida non vincerà Masterchef, ma riuscirà a fare di meglio. Come ha detto il saggio Alberto, affacciato alla balconata con aria mesta, a fine puntata: «Rachida non vince, no. Ma lentamente ci distruggerà tutti». Perché lei non è un concorrente come tutti, fatto di intuito, fantasia e passione per la cucina. No, lei «è fatta da mani di strega».  di Selvaggia Lucarelli @StanzaSelvaggia

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