di Andrea Morigi L’ultimo a pronunciarsi è Silvio Berlusconi: «Siamo a 1,7% dal centrosinistra». Poi, sulla prospettiva di una rimonta, è scattato il bavaglio per i sondaggisti, esteso anche alla loro affezionata clientela. Il metodo Cati, le interviste telefoniche, i controlli di coerenza, si concedono una pausa forzata insieme ai rilevatori. Anzi, questi ultimi ne approfitteranno per prendere la rincorsa, in attesa di lanciarsi nella sfida ben più ardua degli exit poll. Glielo impone l’art. 8, comma 1, della legge sulla par condicio, stabilendo che nei quindici giorni che precedono la data delle votazioni «è vietato non solo rendere pubblici, ma comunque diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto». Come se drogassero le urne. (...) Come ci spiega Andrea Morigi su Libero di sabato 9 febbraio, i sondaggi (furbetti) si fermano. La rimonta di Silvio Berlusconi, invece, no. Oggi, sabato 9 febbraio, scatta lo stop alle rilevazioni, ma da giorni i partiti si sfidano a suon di dati addomesticati. Le uniche certezze sono il rafforzamento del Pdl e la concreta possibilità del sorprasso che la sinistra potrebbe subire. L'ultimo segnale è quello del Cavaliere: "Siamo sotto dell'1,7 per cento". Leggi l'approfondimento di Andrea Morigi su Libero di sabato 9 febbraio