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Mps, procuratore di Siena: "Una situazione esplosiva"

Tito Salerno: "Indagine esplosiva, si parla della terza banca italiana". E l'ex capo finanza e il resposnabile a Londra intascavano una stecca del 5%
di Andrea Tempestini giovedì 31 gennaio 2013

Il Monte dei Paschi di Siena

2' di lettura

Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone, rispettivamente all'epoca dei fatti capo della finanza del Monte dei Paschi di Siena e il responsabile della filiale di Londra del banco, erano noti nell'ambiente come "la banda del cinque per cento". Il motivo? Su tutte le operazioni "prendevano tale percentuale". E' quanto risulta dall'inchiesta milanese sulla finanziaria svizzera Lutifin, che mette nel mirino anche un derivato acquistato da Mps a Dresdner. Tutto ciò viene rivelato da Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca, ascoltato il 13 ottobre 2008 dal pool di Milano. Ora, le carte, sono passate alle toghe senesi. La situazione viene inquadrata dal procuratore di Siena, Tito Salerno, che andando oltre al suo ruolo ha deciso di parlare di un'inchiesta in corso: "La situazione è esplosiva, è incandescente. Stiamo parlando del terzo gruppo bancario italiano". In parallelo, il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, cerca di buttare acqua sul fuoco, sostenendo che Mps non è stata salvata dallo Stato e nascondendo quella che, di fatto, si trasformerà in una onerosa nazionalizzazione.    "Fatti i fatti tuoi" - Tornando all'inchiesta, nel verbale, Rizzo svela un incontro che si tenne nel 2007 tra lui, il suo superiore Lorenzo Cutolo e Massimilano Pero, che si occupa all'interno di Dresdner della vendita di prodotti finanziari strutturati. Nel corso di quell'incontro "Pero caldeggiava l'operazione di riacquisto di un pacchetto di titoli ristrutturato da Mps Londra". L'operazione ha portato alla Lutifin una commissione di 600mila euro sul riacquisto di una note dal Monte dei Paschi di 120milioni. "Nell'occasione - continua Rizzo nel suo racconto - si venne a sapere che Dresdner per l'operazione avrebbe pagato una somma di intermediazione a tale Lutifin. Cutolo rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare un'intermediazione per un affare che Dresdner poteva fare tranquillamente da sola". Rizzo rivela poi di aver appreso dopo Natale che nonostante il parere opposto di Cutolo, il pagamento di Lutifin fu autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter: "Parlai della cosa con Cutolo il quale mi disse di farsi i fatti propri senza nulla dire all'organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il licenziamento".  La banda del cinque per cento - Sempre Rizzo aggiunge di avere spiegato nel marzo 2008 quanto accaduto all'organismo di controllo di Dresdner, e poi di aver cenato con Michele Cortese, che si occupava della vendita di prodotti finanziari all'interno della filiale londinese di Dresdner. "Cortese sostanzialmente mi ha detto che a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarre avevano percepito un'indebita commissione dell'operazione per il tramite di Lutifin. Mi disse anche che i due erano conosciuti come la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale".

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