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Disoccupazione giovanile al 41,2%: mai così alta

di Lucia Esposito sabato 30 novembre 2013

2' di lettura

Altro che ripresa vicina. La crisi si sta aggravando. Lo dimostra il nuovo record della disoccupazione giovanile toccato a ottobre. Il tasso calcolato dall’Istat ha raggiunto il massimo storico del 41,2%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,8 punti nel confronto tendenziale. In termini assoluti, i disoccupati tra 15 e 24 anni sono 663 mila. L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,0%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,6 punti su base annua. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-25 mila unità) ma aumenta dello 0,4% rispetto a dodici mesi prima (+55 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in calo di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e in aumento di 0,2 punti su base annua. A ottobre l’occupazione rimane invariata in termini congiunturali sia per la componente maschile sia per quella femminile. Su base annua l’occupazione cala sia per gli uomini (-2,3%) sia per le donne (-1,0%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,6%, aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma diminuisce di 1,5 punti su base annua. Quello femminile, pari al 46,5%, rimane invariato in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima. Rispetto al mese precedente la disoccupazione mostra un lieve aumento per la componente maschile (+0,2%) e una lieve diminuzione per quella femminile (-0,3%). In termini tendenziali la disoccupazione cresce sia per gli uomini (+14,5%) sia per le donne (+4,6%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 12,0%, rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta di 1,6 punti percentuali nei dodici mesi; quello femminile, pari al 13,2%, rimane invariato rispetto al mese precedente, mentre aumenta di 0,6 punti su base annua. Il numero di inattivi diminuisce nel confronto congiunturale per effetto del calo della componente maschile (-0,4%), mentre resta invariata quella femminile. Su base annua l’inattività cresce tra gli uomini (+1,1%) mentre resta ancora invariata tra le donne. 

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