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Cassazione: rubare in chiesa vuol dire rubare ai poveri, scatta l'aggravante

domenica 27 gennaio 2013

1' di lettura

Roma, 23 gen. (Adnkronos) - Rubare in chiesa e' come rubare ai poveri. La Cassazione scoraggia i furti e le truffe ai danni dei preti, sottolineando che sottrarre l'obolo destinato alla carita' fa scattare l'aggravante prevista all'art. 61 c.p.. In particolare, la Seconda sezione penale ha convalidato una condanna a 4 anni di reclusione, oltre ad una multa di 800 euro, per truffa aggravata e furto nei confronti di Raffaele C., colpevole di avere sottratto soldi ad un parroco della provincia di Udine. Sulla sussistenza delle aggravanti, la Suprema Corte fa sua la tesi di merito che aveva evidenziato come "le opere di carita' rappresentano un 'servizio' tipico del ministero cattolico - basti pensare - annota la sentenza 3339 - alla destinazione delle elemosine o delle somme espressamente destinate dagli oblanti ai 'poveri della parrocchia' - sicche' modeste elargizioni a persone bisognose o indigenti, costituiscono, di fatto, una costante dell'attivita' dei parroci". Da qui l'inammissibilita' del ricorso contro la decisione della Corte d'appello di Trieste dello scorso febbraio.

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