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Gli studi in Usa della Grande pagati con i soldi della Nato

La deputata del Movimento 5 Stelle rimandata in pacifiscmo. E sui suoi titoli continua a mentire
di Andrea Tempestini domenica 17 marzo 2013

Marta Grande

3' di lettura

  di Enrico Paoli Sul sito della Camera, nella sezione dedicata ai profili dei singoli deputati, se andate a vedere la pagina di  Marta Grande da Civitavecchia, grillina con il vizio dei titoli di studio, troverete scritto: «Laurea in lingue e commercio internazionale, Master in Studi Europei; Studente». Come si suol dire errare e umano, ma perseverare è diabolico. Come ha ampiamente dimostrato Libero nei giorni scorsi, i titoli di studio vantati dalla deputata grillina, conseguiti all’Università dell’Alabama di Huntsville non hanno nessun valore legale in Italia, ragione per la quale è inesatto parlare di laurea. Anzi, non corrisponde al vero. Ciò che invece sembra corrispondere a verità, come testimoniano i documenti di cui Libero è in possesso, è che la Grande ha conseguito il titolo di studio americano (Bachelor of Arts, la dicitura tecnica prevista dall’ordinamento statunitense) grazie ai soldi della Nato, la struttura militare contro la quale Beppe Grillo, e con lui i neo deputati grillini,  si è sempre scagliato. Difficile scordare la polemica sugli F-35, gli aerei da caccia che l’Italia sta acquistando per aggiornare la nostra difesa aerea. «Noi vogliamo eliminare gli apparecchi da guerra, perché non vogliamo la guerra, siamo contro, c’è un articolo della Costituzione che va rispettato», ha più volte ribadito Beppe Grillo in campagna elettorale, «non voglio armamenti, come il Costa Rica che non ha un esercito, noi non vogliamo gli F-35, perché la gente non arriva a fine mese». Più chiaro di così. Meno chiaro, fino a ieri, come mai la Grande grillina fosse negli Stati Uniti. Sulla base di un  minuzioso lavoro di ricerca è emerso che la giovane deputata è stata negli States grazie al padre, dipendente civile del Ministero della Difesa, impiegato presso l’Aeronautica militare, volato in Alabama per un corso di aggiornamento  professionale, insieme ai militari. Il padre della Grande è rimasto negli Usa dal 2007 al 2010, lo stesso periodo in cui la grillina ha seguito il corso, avendo seguito la famiglia. E qui entra in campo la Nato. Secondo i protocolli internazionali stilati fra i paesi membri dell’Alleanza, i figli dei militari e dei civili impegnati nei corsi di aggiornamento hanno diritto al rimborso del 70% delle spese sostenute per lo studio. Tutto questo materiale è rintracciabile sul sito della Nato, nella sezione «Working for Nato - General Information». Nelle pagine sopracitate, oltre alle informazioni generali, c’è  anche un allegato che spiega dettagliatamente quali sono i benefit e in che modo si possono ottenere. Come si evince da tale documento i rimborsi si applicano sino al 70% delle spese sostenute, includendo libri e spese di trasporto per i figli di età inferiore a 26 anni. Difficile pensare che il dottor Giuseppe Grande, padre  di Marta, non vi abbia fatto ricorso, essendo una prassi consolidata fra coloro, militari e civili, impegnati nei corsi di addestramento e aggiornamento negli  Stati Uniti. Il dottor Grande, nello specifico, è stato distaccato dal settembre del 2006 al settembre del 2010 presso l’Agenzia Nato Nameadsma - Medium Extended Air Defence System Management Agency -  costituita ad Huntsville, Alabama per la gestione di questo programma di sviluppo finanziato da Stati Uniti, Germania ed Italia. Tutto legittimo, per carità, non essendo in discussione il lavoro del padre e quanto ottenuto sulla base dei protocolli internazionali. Meno congrua la posizione della figlia, antimilitarista per contratto, ma «semi-laureata» grazie ai soldi della Nato. La stessa  struttura militare che Grillo vorrebbe abbattere, fermando la realizzazione degli F-35. Insomma, mai come in questo caso una laurea rischia davvero di rivelarsi in boomerang di proporzioni storiche.  

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