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Travaglio: "Berlusconi meglio del Duce, basta un suo rutto o un peto e il Pd si cala le braghe"

Il re dei giustizialisti aspetta il 30 luglio per far festa. Intanto bastona i democratici colpevoli di appoggiare Silvio: "Il segretario del Pd ruggisce come un coniglio"
di Ignazio Stagno domenica 14 luglio 2013

Travaglio, vicedirettore del "Fatto Quotidiano"

2' di lettura

Marco Travaglio aspetta con trepidazione il 30 luglio, giorno in cui la Cassazione si pronuncerà sul processo Medisaset a carico di Silvio Berlusconi. Travaglio, giustizialista della prima ora, aspetta solo la condanna per far festa. Intanto bastona il Pd perché a suo dire "basta un rutto o un peto del Cav, che subito i democratici si abbassano le braghe". Così per pugnalare i democratici, Travaglio dipinge il Cav come una sorta di dittatore moderno, un Mussolini 2.0 con un potere illimitato. "Il 30 luglio andrà in scena una riedizione del 25 luglio 1943 (giorno in cui il gran consiglio del fascismo sfiduciò Mussolini, ndr), anche se tutti sanno che Berlusconi, diversamente dal Duce, non finirebbe agli arresti né in ambulanza neppure se condannato e interdetto, anzi continuerebbe a comandare fuori dal Parlamento, dove peraltro già ora non mette piede". Il ruggito del coniglio -  A questo punto nel suo consueto editoriale sul Fatto, Travaglio infilza Epifani: "Sa solo ruggire come un coniglio. Ieri avrà pensato 'ne ho prese tante, ma quante gliene ho dette!". Travaglio si riferisce alla doppia linea del segretario del Pd che in aula ha votato col Pdl per lo stop ai lavori parlamentari e poi in serata ha minacciato di "spezzare la corda". Chi vota Pdl è come il Cav -  Ma non finisce qui. Travaglio non risparmia nessuno, neppure gli elettori del Pdl: "A nessuno importa sapere che Berlusconi è un delinquente matricolato. Nemmeno ai suoi elettori, che lo sanno e vogliono somigliarli. Non importa nemmeno al Pd che lo appoggia e nemmeno a Napolitano". Secondo Travaglio il regista dell'operazione di eiri è proprio Re Giorgio: "Viene dipinto come un martire che ha fallito nel suo tentativo di costruire un equilibrio possibile, ma la realtà è un'altra, qui se cade Berlusconi cadono tutti. Allora la parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti, 'nessuno tocchi il Cainano'". Peccato che ancora il Cav non sia stato condannato in via definitiva e che la Cassazione può anche rinviare il processo in appello. Ma queste per un giustizialista come lui sono sciocchezze. (I.S.)

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