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Tutti litigano, nessuno fa: il peggior Natale di Roma

di Andrea Tempestini sabato 31 dicembre 2016
3' di lettura

Per decenni piazza Navona è stata il simbolo del Natale dei romani e dei non pochi turisti che anche in quel periodo affollano la capitale di Italia. Dai primi di dicembre fino al giorno attesissimo della Befana- il vero Natale di Roma- piazza Navona era il luogo più agognato dai bambini della città. Lì generazioni di romani hanno acquistato ogni anno una nuova statuetta per il presepe, o la fontanella scrosciante, il forno lampeggiante o il piccolo mulino in una delle decine di bancherelle ai bordi della antica piazza. I bimbi tiravano la giacca ai genitori per avere qualche dolcetto di quelli coloratissimi che traboccavano dai banchi. E in mezzo alla piazza decine di artisti, saltimbanchi, pittori, musicisti li intrattenevano prima del tradizionale salto sulla giostrina laggiù in fondo. E' sempre stato piazza Navona il cuore delle feste di fine anno della capitale, fino a quella notte magica del 5 gennaio quando migliaia di famiglie brulicano per le strette vie del centro inseguendo quella meta, e l'arrivo dal cielo della Befana, che nella capitale porta i doni ai bimbi ancora più di Babbo Natale. Tutto questo fino all'anno scorso, quando all'improvviso in una Roma commissariata dal prefetto Francesco Paolo Tronca il Natale e la Befana volarono via sparendo così come da sempre erano arrivati. Via le bancarelle, per paura che un solo soggetto, la famiglia Tredicine, ne facesse incetta. Niente presepi, niente ninnoli, niente dolci. Al loro posto solo qualche tendina-bancarella per quello che fu ribattezzato il "Natale culturale del politically correct". Tendine concesse alle onlus di ogni genere, da quelle per i carcerati a quelle delle associazioni gay. E mille polemiche. Con la promessa però che l'anno successivo tutto sarebbe tornato come un tempo. E invece no, è andata anche peggio in questo 2016. E' arrivata una giunta eletta in comune guidata da Virginia Raggi, con assessore Luca Bergamo che di piazza Navona avrebbe dovuto occuparsi con l'altro soggetto istituzionale coinvolto, il primo municipio guidato dalla Pd Sabrina Alfonsi. Grandi discussioni, promesse di nuove idee, litigi su chi avrebbe dovuto cambiare il corso, l'annuncio di bancherelle più raffinate e meno raffazzonate, con il meglio dei dolci made in Italy e dell'artigianato dei presepi e del Natale al posto di quei venditori ambulanti un po' rozzi. Bellissime idee, ma a forze di dirle e di non fare nulla per realizzarle si è scoperto che non c'era più tempo di fare i bandi. Così anche con la Raggi è tornato il Natale di Tronca, e si è riusciti grazie al grande ritardo a fare perfino peggio dell'anno scorso: il più brutto Natale di Roma che a memoria si possa ricordare. Le poche bancherelle sono arrivate solo alla vigilia della festa. Gran parte non sono nemmeno aperte. Quelle che ci sono vengono ignorate da tutti, perché sono tutto fuorché una festa: lo stand del Codacons, quello delle felpe dei carcerati, quello della mezzaluna rossa islamica che chiede solidarietà ai bimbi palestinesi. Associazioni che hanno il loro perché, ma che nulla c'entrano con la storia di piazza Navona e alla fine non si fa nemmeno il bene loro, perché i romani indispettiti le evitano. Non sarà la cosa più importante della città, ci mancherebbe. Ma è soprattutto dalle piccole cose che si vede quando c'è voglia di fare e magari pure cambiare e quando c'è solo l'inutile discussione che non porta a nulla. Questa piazza Navona è davvero un campanello di allarme per la giunta di Roma, che dovrebbe dare la sveglia a chi sta in Campidoglio. I tempi saranno difficili, ma se invece di discutere, ridiscutere e magari pure versare qualche lacrima, ci si rimboccasse le maniche e si facesse buon uso di olio di gomito, le cose cambierebbero e oscurerebbero tante polemiche strumentali.' di Franco Bechis @FrancoBechis

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