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Nel mare dell’euro meglio restare immobili

di Mattias Mainiero domenica 9 giugno 2013

2' di lettura

Egregio Dottor Mainiero, sento grossi imprenditori ammettere che dall’entrata dell’euro tutto è andato a rotoli. Ai tempi della lira incassavo duemilionisettecentomilalire, riuscivo ad aiutare i miei figli, andare qualche volta a cena con gli amici, ogni tanto a trascorrere una giornata a Taormina e a fine mese mettevo pure qualche lira sul conto. Oggi, incasso 1.300 euro e non arrivo a fine mese. Le chiedo: anche lei è convinto che l’uscita dall’euro sarebbe per l’Italia un disastro? Antonino Marino Messina Innanzitutto, io sono convinto che l’euro ci abbia impoveriti, ma non per colpa sua. Mi spiego meglio: incassare due milioni e settecentomila lire o mille e trecento euro, se tutto il resto (prezzi, bollette, parcelle dell’avvocato e via discorrendo) subisce la stessa variazione, non fa alcuna differenza. Trattasi di pura e semplice variazione virtuale: la parola euro al posto della parola lira, 1936,27 lire che diventano un euro, il caffè che non si paga con sette o ottocento lire ma con trentacinque o quaranta centesimi. Il guaio è che i trentacinque o quaranta centesimi, come sappiamo bene, divennero subito settanta o ottanta, e poco dopo novanta. E il suo stipendio (o pensione?) immediatamente dimezzò il suo potere di acquisto. Colpa, è evidente, non dell’Europa ma degli italiani o di buona parte degli italiani, che però furono bravissimi ad accusare Bruxelles, Berlino, Parigi, il governo, la finanza, il fisco e forse pure la zia e lo zio (c’è sempre una zia o un zio che non si comporta come dovrebbe). Siamo fatti così, cioè male. E questo significa che, se dovesse tornare la vecchia moneta (non so come, ma tutto è sempre possibile), immediatamente quel caffè verrebbe a costarci quattromila lire. Immagino che per una cena al ristorante (singolo coperto) ci vorrebbero non meno di centomila lire. E non oso immaginare altro. E lei incasserebbe di nuovo i suoi due milioni e settecentomila lire, con i quali non arriverebbe neppure al quindici del mese. A ciò, ovviamente, bisogna aggiungere tutto il resto. Per esempio, inflazione galoppante e rendimento dei titoli di Stato alle stelle. Sì, disastro è la parola giusta. Meglio non uscire da nulla. Lo sa, vero, Marino? Quando si è in certi mari pieni di quella roba lì, la cosa migliore è non agitarsi troppo, non fare mosse avventate. Stando fermi, almeno si evitano gli schizzi. mattias.mainiero@liberoquotidiano.it  

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