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Caro Monti, per favore non ci salvi più

Monti ci ha restituito il prestigio in Europa, a prezzo della morte economica degli italiani. Un messia alla rovescia che ha fatto felice solo la Merkel
di Andrea Tempestini domenica 13 gennaio 2013

3' di lettura

  Da quando è sceso in politica - anzi, salito, come ridicolmente sostiene lui al fine di accreditare una sua diversità rispetto a Berlusconi - Mario Monti non perde mai occasione di atteggiarsi a salvatore dell’Italia. Lo ha fatto il giorno della conferenza stampa dopo le sue dimissioni, lo ha ribadito a Natale con un tweet, lo ha ripetuto anche ieri nell’intervista a Tgcom24. Il suo governo ha salvato il Paese dal disastro. Di che genere di salvataggio si tratti è il caso di ricordarlo,  mettendo in fila alcune cifre diffuse ieri da alcuni dei principali centri studi, a cominciare dall’Istat. Secondo l’Istituto di statistica la pressione fiscale è ai massimi. Nei primi nove mesi dello scorso anno è stato raggiunto il ragguardevole livello del 44,8 per cento, l’1,6 in più del corrispondente periodo dell’anno precedente. Ma è quasi certo che, considerando i dodici mesi, si sfonderà il tetto del 45 per cento, in quanto nell’ultimo trimestre del 2012 dal 43,2 per cento si è passati al 45,7. Ovviamente conosciamo già l’obiezione del presidente del Consiglio: le tasse sono un male necessario che l’esecutivo è stato costretto ad adottare per evitare il deragliamento del Paese. Una specie di effetto collaterale, come quando si prende una medicina per curare una malattia e ci si ritrova con una reazione allergica al farmaco.  Il problema è che per ora non si vedono gli effetti della cura, ma solo quelli indesiderati. Tra i quali non si segnala solo l’inasprimento della pressione fiscale, ma anche il progressivo depauperamento delle buste paga. A causa della situazione economica i redditi nello scorso anno sono diminuiti dell’1,9 per cento, il potere d’acquisto è calato del 4,1 per cento e la spesa delle famiglie del 2,2. Dati da Caporetto quelli dell’Istat, ai quali si aggiungono le cifre fornite dalla Confcommercio, cioè dell’associazione che raggruppa gli esercenti. Nei primi undici mesi dell’anno passato, i consumi sono scesi del 2,9 per cento, la riduzione più elevata registrata da quando si rileva l’andamento degli acquisti delle famiglie, con il risultato che il 2012 sarà ricordato come il peggiore per i consumi dal dopoguerra ad oggi.  Non è finita. Non solo gli italiani hanno tassi di crescita della spesa pari a quelli del 1946, ma anche la bolletta energetica sembra da fine conflitto. Dopo due anni di crescita i consumi di elettricità sono infatti scesi. I dati diffusi dal gestore che controlla la rete segnalano una flessione del 2,8 per cento, il calo più consistente da inizio secolo, fatto esclusione del 2009. E al contatore che non gira più, indicatore non solo di famiglie ridotte al risparmio ma anche di aziende che hanno spento la luce e mandato a casa i dipendenti, si aggiunge qualcos’altro che non dà segni di ripresa, ma anzi manda messaggi di peggioramento.  Si tratta del mercato immobiliare, che secondo il rapporto dell’ufficio studi di Tecnocasa, grazie all’Imu ha ricevuto una mazzata. Ad essere colpito è stato soprattutto il segmento delle abitazioni di vacanze, ma anche quello delle principali non è messo meglio. Tuttavia, l’anno appena iniziato si segnala ancor peggio, tanto che Tecnocasa si spinge a ipotizzare un calo dei prezzi tra il 5 e il 3 per cento.  Per concludere in bellezza la giornata, ieri il centro studi della Cgia di Mestre, un gruppo di pignoli che passa il tempo a fare i conti in tasca alle famiglie italiane e al Fisco, ha calcolato quando peserà sul portafogli degli italiani la Tares, ovvero la tassa sui rifiuti che sostituirà la Tarsu. Il cambiamento di nome dell’imposta non sarà ininfluente, perché da 6 miliardi che venivano corrisposti si passerà a 8. Altri due miliardi di nuove gabelle che si aggiungeranno ai 24 di Imu e ai due punti in più di Iva che ogni consumatore sarà costretto a pagare. Fin qui quanto è già noto agli economisti ed agli esperti. Tuttavia il peggio potrebbe arrivare in primavera nel caso che dalle elezioni nasca un governo ircocervo Bersani-Monti. Secondo Giulio Tremonti ci sarà bisogno di una manovra correttiva bestiale, perché essendo l’economia nazionale ridotta al lumicino le attuali tasse non basteranno a coprire le necessità dello stato. Al che potremmo dire che il salvataggio compiuto dall’eroico presidente del consiglio ha impedito sì il deragliamento dell’Italia, restituendo al nostro Paese il prestigio che merita. Peccato che ci sia stato un piccolo inconveniente, ossia l’effetto collaterale della morte, per lo meno economica, degli italiani. Un’operazione di cui andare fieri e che merita una medaglia. Da parte della Merkel. di Maurizio Belpietro  

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