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Invalido dalla nascita per colpa del chirurgo Nessuna condanna

Raccontateci le vostre storie da "giustiziati", ossia cittadini con la vita stravolta dai bizantinismi della giustizia
di Eliana Giusto domenica 24 giugno 2012

2' di lettura

  Prosegue la nostra campagna sui «giustiziati», ovvero i  cittadini che si sono ritrovati con la vita stravolta a causa di lungaggini burocratiche e bizantinismi della giustizia civile italiana. Un solo giorno dopo il lancio dell’iniziativa, in redazione sono pervenute (all’indirizzo e-mail giustiziati@liberoquotidiano.it) decine di storie al limite del paradossale. In questa pagina ne pubblichiamo alcune, fra le quali la vicenda di una coppia - tetraplegica lei e paraplegico lui - che sebbene si trovi in una florida situazione finanziaria non può beneficiare delle proprie ricchezze. Perché? Perché nonostante il marito sia stato nominato amministratore delle fortune della moglie (totalmente impossibilitata a compiere qualsiasi azione, ivi comprese operazioni bancarie), un giudice ha congelato i beni, ravvisando un «conflitto d’interesse» nella figura del marito-amministratore. Se anche voi vorrete spedirci la vostra storia, saremo lieti di pubblicarla. Ecco la loro storia. Egregio Direttore, approfitto di questa occasione per informarvi di quanto è successo alla mia famiglia.   Nel 1980 nasce il mio terzo figlio, che abbiamo chiamato Mirko, presso l’ospedale Fornaroli di Magenta. A causa di un cesareo praticato con eccessivo ritardo il ragazzo risulta affetto da una patologia molto grave, «tetra-paresi spastica con sindrome distoniche secondarie», e attualmente è invalido civile al 100% e vive in carrozzella.  Nello stesso anno - ricordo, sono passati 32 anni -, inizio una causa penale nei confronti dell’ospedale per lesioni colpose: la causa penale si chiude a causa di un’amnistia, dopo che i periti d’Ufficio avevano accertato l’imperizia e negligenza professionale del medico. Inizia la causa civile, che a tutt’oggi è ancora pendente per la seconda volta presso la Suprema Corte di Cassazione.  Nei precedenti giudizi e dopo 4 consulenze tecniche d’ufficio è stata sempre accertata l’imperizia e la negligenza del medico, ciò nonostante la parte avversa ricorre sempre al grado successivo: dal 1980 al 2012 sono trascorsi ben 32 anni e la giustizia è sempre latitante.  A seguito dell’abbandono volontario del mio legale (un grosso nome dell’avvocatura milanese) presento un esposto all’Ordine degli avvocati di Milano per comportamento deontologicamente censurabile, ebbene dopo più di due anni l’ordine degli avvocati non prende in esame il mio esposto, e a questo punto appare evidente che la casta difende la casta, mente il  cittadino di fronte ai potenti resta sempre solo.  Carlo Amato  

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