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Tutti contro Obama. Pure Newsweek: "Vai a casa"

Lo storico settimanale Liberal volta le spalle a Barack e vota Romney: "Non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte nel 2008"
di Giulio Bucchi domenica 26 agosto 2012

2' di lettura

A 78 giorni dalle elezioni presidenziali, il settimanale Newsweek (di tendenza liberal quando era parte del gruppo Washington Post) nel numero in edicola oggi boccia senza appello Barack Obama accusandolo di non aver mantenuto le promesse fatte nel 2008 ed esorta esplicitamente gli americani a votare per Mitt Romney. Sulla copertina il titolo è esplicito, "Ritirati, Barack. Perché abbiamo bisogno di un nuovo presidente", e sullo sfondo una fonto del presidente con la giaccia poggiata sulla spalla. L'articolo è affidato alla penna estremante critica dello scozzese Niall Ferguson, storico dell’economia ad Harward, che ricorda - nello stesso articolo - non solo di essere stato un consigliere nel 2008 del repubblicano John McCain, ma di "ammirare" l’attuale candidato alla vicepresidenza, Paul Ryan, e di considerare Romney non "il candidato ideale", ma comunque il migliore a disposizione dei repubblicani e dell’America. Ferguson ritiene che Obama non abbia "mantenuto nessuna delle grandi promesse che fece 4 anni fa". "Nel suo discorso di insediamento (il 20 gennaio 2009) - ricorda Ferguson - Obama promise non solo di creare nuovi posti di lavoro ma di gettare le fondamenta per una nuova crescita". Ma le cose non sono andate così: "La disoccupazione nel 2012 sarebbe dovuta essere (secondo i piani del presidente) al 6% ma è stata in media dell’8,2%", sottolinea lo studioso, aggiungendo che anche la crescita, prevista nella 'finanziarià Usa del 2010, "la prima presentata da Obama, era stimata al 3,2%, del 4% nel 2011 e del 4,6% nel 2012. In realtà le vere percentuali sono state il 2,4% nel 2010 e l’1,8% nel 2011 e per l'anno in corso pochi si attendono che si vada oltre il 2,3%".   Il tutto, prosegue l’impietosa analisi, con l’esplosione del debito: "Sempre nel 2010 si prevedeva che fosse al 67% per poi scendere al 66% nel 2011, mentre in realtà per l’Ufficio del Bilancio del Congresso (una sorte di Corte dei Conti Usa) toccherà il 70% del Pil".  

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