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Monti come Mussolini: arriva il prestito forzoso

Il governo vuole costringerci a comprare titoli di stato, come il Duce ai tempi della guerra. Polillo: "A settembre misure più forti contro il debito"
di Giulio Bucchi martedì 31 luglio 2012

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3' di lettura

  di Elisa Calessi Il mese cruciale sarà settembre. Dopo la pausa estiva, superato - si spera - l’attacco della speculazione, Mario Monti vuole mettere in campo una serie di misure shock. Per abbattere pesantemente il debito pubblico. Quel fardello che impedisce al nostro Paese di essere competitivo e che, di fatto, annulla gli effetti di qualunque risparmio. Il tempo rimasto a disposizione del governo dei tecnici ormai è poco. A dicembre comincerà la campagna elettorale. Per questo Monti vuole agire subito, tra settembre e ottobre, per quella che ritiene l’ultima e più importante azione del governo.  L’operazione è allo studio dei tecnici del ministero di via XX Settembre, i quali stanno passando al vaglio una serie di proposte. Le più importanti sono due: il cosiddetto prestito forzoso e la vendita del patrimonio pubblico immobiliare. Il primo è una misura che in passato si è usata in tempi della guerra. Fu adottata anche da Benito Mussolini nel 1926. Si prevede l’obbligo per i redditi al di sopra di un certo limite di sottoscrivere titoli del debito pubblico di durata decennale o ventennale. Di recente l’ha riproposto anche l’economista Jean Paul Fitoussi, sostenendo che porterebbe nelle casse italiane 30 miliardi di euro l’anno.  A confermarlo a Libero è il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. «È vero, si sta valutando una serie di misure più forti per abbattere il debito. Del resto è stato proprio il ministro Grilli a esprimere la disponibilità a fare interventi sul debito dell’ordine di un punto di Pil all’anno». Una di queste è proprio il prestito forzoso, ossia la sottoscrizione obbligatoria di titoli di Stato. Continua il sottosegretario all’Economia: «Ci sono varie proposte in campo su questo tema, sono tutte sul tavolo e verranno valutate dal direttore generale del Tesoro che dovrà studiarne la fattibilità». Una l’ha fatta il Club Ambrosetti, un’altra Andrea Monorchio (ex Ragioniere generale dello Stato). Un’altra soluzione di questo tipo l’ha proposta Giuseppe Vegas, presidente della Consob. Ma ci sono anche disegni e proposte di leggi in materia (una è di Mario Baldassarri).  Sarebbe una sorta di patrimoniale, in quanto colpirebbe i ricchi. Ma più accettabile. Non tasserebbe, infatti, la ricchezza immobiliare, già colpita con l’Imu. Né sarebbe un prelievo forzoso, altra ipotesi che sta girando in questi giorni per una cifra intorno al 5%. Una misura, quest’ultima, che, però, verrebbe vissuta come una “rapina” dello Stato.  Il prestito forzoso, invece, è sì, di fatto, una tassa sulle persone più abbienti. In quanto è obbligatorio. Ma ha la forma di un investimento. E con la garanzia che tornerai in possesso di quei soldi che ora lo Stato ti chiede di impegnare. La patrimoniale vera e propria, invece, è esclusa. «Abbiamo già colpito i ricchi patrimoni con l’Imu, non si può fare di più», spiega Polillo.  L’altra misura allo studio dei tecnici di via XX Settembre è, si diceva, la vendita del patrimonio immobiliare, anche quello istituzionale. Si pensa al conferimento in un fondo degli edifici di proprietà dello Stato. Con la possibilità di un riscatto alla fine. Bisogna, però, risolvere alcuni nodi. «Il primo», spiega Polillo, «è che bisogna andare sui mercati internazionali, non solo italiani». Il secondo «è che ci sono forti vincoli comunitari». L’ipotesi ch si sta esplorando è quella del lease back che consiste nella cessione di un immobile di cui, però, si mantiene l’uso in cambio di un affitto annuo. Alla fine è possibile riscattare l’immobile. «Il problema», spiega Polillo, «è che la Commissione europea lo considera comunque un debito. Vuole l’effettivo trasferimento di proprietà». Si sta, perciò, valutando il modo per superare questo impedimento. In ogni caso, a settembre si parte. Come in tempo di guerra. Del resto, anche se i nemici sono invisibili, una guerra c’è.  

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