Un colpo al cuore della propaganda di sinistra. Giorgia Meloni, intervistata dal direttore dell'agenzia Adnkronos Davide Desario, tira in ballo opposizioni e media compiacenti con parole chiare, nette, incontrovertibili, durissime. Un richiamo severo alla responsabilità di chi ha spinto la battaglia politica oltre i confini dell'odio.
"Sono cresciuta in un quartiere storicamente di sinistra (Garbatella a Roma, ndr) e ho iniziato la mia militanza politica a scuola, in infuocate assemblee studentesche. Sono abituata al confronto politico, anche a quello più aspro - ricorda la premier, leader di Fratelli d'Italia -. Quello che mi è dispiaciuto in questi anni è stato vedere che, pur di colpire me e questo governo, alcune persone senza scrupoli non abbiano avuto alcuna remora a mettere in mezzo la mia famiglia, mia sorella, il padre di mia figlia, addirittura mia figlia. Quasi sempre senza ragione, in una strategia di banale character assassination".
"L'altra cosa che mi colpisce è che troppe volte sono stata oggetto di attacchi sessisti vergognosi, nel silenzio e nell'indifferenza di quelli che si riempiono la bocca dei diritti delle donne. Mi verrebbe da dire che ormai ci sono abituata ma non voglio dirlo, perché non bisogna abituarsi a cose di questo genere. Non per me ma perché non è giusto, non è accettabile, non dobbiamo rassegnarci a questo imbarbarimento", ha evidenziato ancora Meloni.
Altro tema sempre attuale, soprattutto al termine del cosiddetto "mese rosso" in cui la propaganda delle opposizioni usa strumentalmente 25 aprile e Primo maggio per colpire il centrodestra, sia quando è al governo sia quando è in minoranza. "Rifuggo dall'utilizzo strumentale della categoria dell'antifascismo, che purtroppo storicamente non si manifestò soltanto nell'opposizione alla dittatura", sottolinea Meloni. "Il vero discrimine è tra chi difende libertà e democrazia a tutte le latitudini e chi invece lo fa solo a corrente alternata. Da molto tempo a destra non c'è nessun imbarazzo a condannare ogni forma di dittatura e di violenza politica, cosa che purtroppo la sinistra non riesca ancora a fare, invocando una serie di distinguo molto preoccupanti".
In questo senso, aggiunge, "la libertà di stampa è una cosa troppo seria e preziosa per essere sminuita con la propaganda politica. L'Italia ha bravi e agguerriti giornalisti, e una moltitudine di liberi organi di stampa, che sanno fare benissimo il proprio lavoro e che per fortuna non si risparmiano negli attacchi a me e a questo governo. Chiunque legga i giornali e accenda la televisione sa bene che non mancano le voci critiche nei confronti del governo. Anche, giustamente, sulla televisione pubblica". Del resto, ha proseguito, "abbiamo sempre detto che non avremmo sostituito un'egemonia di destra a quella radicata della sinistra e continueremo su questa linea: garantire spazi di libertà a tutti, anche a chi non ha mai potuto esprimere le proprie qualità o competenze perché non aveva la tessera giusta in tasca e non frequentava i salotti più in, quando cioè in Italia un problema di pluralismo c'era davvero ma, ovviamente, non si poteva dire...".
"Nel mio messaggio per i 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli, ho messo in guardia soprattutto i più giovani dai seminatori di odio e dai cattivi maestri che, ieri come oggi, giustificano la violenza e la sopraffazione come strumenti di lotta politica. Ci sono preoccupanti segnali di un nuovo odio e di una nuova intolleranza, per ora confinati a minoranze rumorose, ma che non devono essere mai sottovalutate. Ne sono recenti esempi gli insulti antisemiti alla senatrice Liliana Segre, a cui rinnovo la mia solidarietà, così come le aggressioni ripetute alle forze dell'ordine e ai giovani militanti di destra nelle scuole e nelle università".