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Tradimento fiscale: la porcata è retroattiva

Ennesima scorrettezza ai danni dei contribuenti: la riduzione delle agevolazioni è retroattiva. Se avete pianificato le vostre spese è stato un lavoro inutile
di Andrea Tempestini domenica 14 ottobre 2012

4' di lettura

  Chi evade ruba anche a te. È questo il messaggio che ripete quasi quotidianamente il presidente del consiglio. Discorso sacrosanto: le persone che non pagano le tasse infatti le fanno pagare ai contribuenti onesti, i quali si sobbarcano del carico di tributi che toccherebbe ai furbi. È sugli italiani in regola con il Fisco che grava il peso di far quadrare i conti. Sono loro a dover pagare il conto e dunque, seguendo il ragionamento del premier, loro che dovrebbero reagire denunciando chi non fa il proprio dovere di cittadino. Come detto, la tesi non fa una grinza. Però, andando fino in fondo alle cose Mario Monti dovrebbe riconoscere che le fregature non arrivano solo dagli evasori, ma un certo numero di sole i contribuenti  che non rubano le patiscono anche a causa dello Stato, il quale ormai non è più di diritto ma piuttosto di rovescio. Mi spiego. Con le ultime decisioni prese, il governo ha ridotto di un punto le aliquote sulle fasce di reddito più basse: dal 23 al 22, dal 27 al 26. Un provvedimento che ha consentito a Monti di  far scrivere ai trombettieri di giornali e telegiornali che sono state abbassate le tasse. In realtà, lo specchietto per le allodole nasconde l’aumento dell’Iva, destinato a gravare ben più sul portafogli dei contribuenti, e l’abolizione di detrazioni e deduzioni fiscali. Fin qui le cose note che abbiamo già commentato nei giorni scorsi. Ciò che era invece meno conosciuto è il fatto che la cancellazione degli sgravi che consentivano agli italiani di pagare meno tasse sia retroattiva e cioè valga già per la prossima dichiarazione dei redditi. In pratica, quando in primavera ci troveremo a compilare il modello unico, mettendo in fila quanto guadagnato e quanto dobbiamo al Fisco, non potremo più contare sulle cartuccelle che abbiamo accumulato nel corso dell’anno per abbassare le imposte da pagare. O meglio: potremo ancora portare in detrazione e deduzione le fatture che abbiamo messo da parte, ma solo fino alla concorrenza di 3 mila euro. Se dunque all’inizio dell’anno avete pianificato i vostri investimenti, calcolando di poter beneficiare di una serie di agevolazione, avete fatto i conti senza l’oste. Anzi: senza l’esattore, il quale ignorerà i vostri calcoli e la vostra pianificazione e passerà all’incasso. La questione potrà apparire ad alcuni poco interessante o una faccenda riguardante solo i ricconi che hanno soldi da spendere e perciò anche da detrarre. In realtà non è così. Secondo quanto affermato dal ministro Grilli in conferenza stampa, basta infatti aver comprato casa e averla ristrutturata per essere messo in croce dalle misure prese dal consiglio dei ministri. Facciamo il caso di una famigliola che all’inizio dell’anno, a prezzo di sacrifici, abbia acquistato un’abitazione di un centinaio di metri quadri. Costo dell’operazione 300 mila euro, 200 dei quali ottenuti  dalla banca. Soldi rimborsabili in dieci anni, pagando un tasso fisso che equivale a una quota interessi di circa 8 mila euro l'anno. Nella famigliola lavorano marito e moglie ed entrambi hanno diritto ad usufruire delle agevolazioni prima casa, cioè a portare in detrazione delle tasse la quota di interessi sul mutuo per un massimale di 4 mila euro a testa. La tenera coppietta stipulando il prestito ha dunque pensato che gli interessi sarebbero stati a somma zero, in quanto se non avessero fatto il mutuo li avrebbero dovuti regalare al Fisco. Non solo. I nostri sposini hanno speso anche un sacco di soldi per ristrutturare l’appartamento: diciamo 100 mila euro, cioè mille euro al metro quadro, somma assai realistica. Anche in questo caso, prima di fare il passo marito e moglie si erano fatti i loro conti, stimando che le migliorie con risparmio energetico sarebbero potute essere detratte in dieci anni, per un massimo di 7 mila euro l’anno. Cifre alla mano, comprando casa i nostri eroi – non sapremmo come definire altrimenti le persone che oggi investono nel mattone nonostante il salasso – ritenevamo di poter contare su un risparmio fiscale di almeno 15 mila euro, cui magari poi aggiungere i contributi delle colf e altre spese variamente detraibili o deducibili. Stimavano insomma di poter fare affidamento su uno sconto dell’erario pari a oltre mille euro netti al mese, somma che avrebbe dovuto attutire lo sforzo finanziario della famiglia per l’acquisto dell’alloggio. Invece, ecco che una notte (a proposito, ma perché ogni governo le stangate le tira dopo le 24, nell’orario in cui i ladri di solito svaligiano le case?), Monti e compagni cancellano ogni vantaggio fiscale e annunciano che d’ora in poi si potranno dedurre le spese solo fino a una concorrenza di 3 mila euro. Da 15 mila a meno di un quarto.  E poi dicono che chi evade ruba anche a te. Qui a rubare per ora sono quelli che fanno le guardie. I quali dicono di voler estirpare il fenomeno degli evasori, ma in realtà rischiano di contribuire a farlo aumentare. Già, perché se ristrutturare e pagare le tasse prima conveniva, ora al contribuente converrà mettersi d’accordo con l’artigiano o l’impresa. Perché chi tassa troppo deruba gli onesti. di Maurizio Belpietro  

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