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Disoccupazione: quasi 2,9 milioni è il record storico

di Lucia Esposito venerdì 30 novembre 2012

2' di lettura

Mai così tanti disoccupati. Un altro record negativo dell'Italia di Mario Monti. E' emergenza disoccupazione. Secondo le stime provvisorie dell'Istat a ottobre il tasso generale si è attestato all'11,1% in aumento di 0,3 punti perce3ntuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei docisi mesi.  Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. A ottobre scorso, rileva l’Istat nelle stime provvisorie, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. Si tratta di un livello record. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio delle serie mensili), guardando invece alle serie trimestrali è il maggiore dal primo trimestre del 1999.  Considerando il terzo trimestre 2012, il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni - rileva ancora l’Istat - è in crescita, una crescita  diffusa in tutte le ripartizioni territoriali ma  è particolarmente accentuata per la componente femminile nel Nord e per quella maschile nel Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali l’indicatore raggiunge valori molto elevati, pari al 41,7% per gli uomini tra i 15 e i 24 anni e al 43,2% per le giovani donne.  Allarme Camusso "Il 2013 sul lato dell’occupazione sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l’anno più pesante di questi anni di crisi". E’ quanto ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un convegno alla Provincia di Roma sulla maternità negata. Sui numeri tragici che emergono in questo periodo di crisi ha aggiunto: "Non essendo intervenuti - ha spiegato - con risposte ai fattori che determinano le difficoltà l’effetto è moltiplicatore i dati confermano che l’effetto recessivo delle politiche economiche è stato molto profondo e che le scelta di non occuparsi di politiche di sostegno ai redditi più deboli e di politica industriale determinano una crescente crisi occupazionale e del sistema produttivo e il prezzo più alto di tutto questo lo si paga nel Mezzogiorno". E sul futuro è critica:" Per un rilancio del sistema produttivo del Paese, servono gli investimenti, se questi non ci sono andiamo incontro a una deriva di riduzione dell’economia e dell’occupazione sempre peggiore". 

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