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Striscioni e cori: nel giorno della finale ricordiamoci dei marò

di Eliana Giusto sabato 30 giugno 2012

2' di lettura

  «Ridateci i nostri marò», «vinceremo per i nostri marò», «i marò prigionieri siamo noi», «l’Italia gioca per i suoi marò», e dato che tira aria di sberleffo brutale ma efficace e sanamente liberatorio da frustrazioni, un bel «vaffanIndia». Sono alcuni striscioni possibili per questa sera, da distendere e alzare alle telecamere durante la finale dei campionati europei, a Kiev allo stadio o nelle piazze italiane, davanti agli occhi del mondo e anche dei rappresentanti del governo italiano, che saranno presenti. Che veda il premier Monti, e si senta almeno un po’ in colpa, inadeguato, rimproverato pubblicamente dagli italiani; cacci il ministro degli Esteri, autorizzi un blitz, organizza un incidente internazionale, faccia qualcosa. Siamo tutti orgogliosi dei nostri eroi nazionali: il nero Balotelli, ragazzone viziato e guascone, che in Italia ha trovato amore, adozione, scuole, opportunità, una vita da milionario, altro che la cultura del piagnisteo che ci affligge in queste ore sullo jus soli; il coatto Cassano, mascalzone di Bari vecchia, uno che avevano dato per morto, poi pretendevano raffinati commenti politically correct sull’omosessualità, oggi fa quel che meglio sa fare.  Da quattro mesi e mezzo ci sono due eroi italiani dimenticati, prigionieri del governo indiano. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano in servizio antipirateria su una petroliera, secondo le convenzioni internazionali. Hanno aperto il fuoco su una barca sospetta che si accostava senza alcuna ragione né spiegazione, lo hanno regolarmente denunciato; sono stati catturati con l’inganno e la prepotenza. Nessuna perizia ha dimostrato che siano stati loro a uccidere le due persone a bordo della barca. Il luogo nel quale giudicarli è l’Italia, non l’India, eppure li tengono lì illegalmente e con un’arroganza pari solo a quella del Brasile nel caso del terrorista assassino Cesare Battisti. Uno striscione basterebbe a dimostrare che siamo una nazione. Sennò fanno bene i tedeschi, i brasiliani, gli indiani, a considerarci spaghetti, mafia e pallone. Noi possiamo anche umiliarli sul campo di calcio, loro ci massacrano tutto il resto dell’anno. di Maria Giovanna Maglie  

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