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Usa pronti a zittire la Merkelcon un maxi-prestito alla Spagna

Il Tesoro Usa prepara l’arma «atomica» contro i veti tedeschi sull’azione della Bce: decine di miliardi a Madrid per scuotere l’Europa dal giogo di Berlino
di Matteo Legnani domenica 9 settembre 2012

3' di lettura

Sarà oggi il giorno della verità? La settimana che si apre con la mossa della Bce e si chiuderà mercoledì  prossimo   con la sentenza di Karlsruhe sulla  legittimità costituzionale del fondo Salva-stati ha su di sé l’aspettativa di mesi di vertici inutili nella contorsione dell’eurocrisi. La bomba sganciata ieri tramite indiscrezioni sul «bazooka» imbracciato da Mario Draghi ha già provocato i primi effetti, sotto forma di «nein» di Angela Merkel, il che lascia pensare che oggi assisteremo a una vera guerra, nel momento in cui banchieri centrali dovranno discutere nel dettaglio l’intenzione - trapelata nelle scorse ore - di acquistare senza limiti i titoli di Stato di Paesi eurodeboli (leggasi Italia e Spagna). Round decisivo - È da escludere che la battaglia di oggi sarà definitiva: dettagli, condizioni e operatività dello «scudo» resteranno da attuare, e la Germania ha tutto l’interesse a frapporre qualunque ostacolo visto che il suo vantaggio competitivo si conserva anche solo col passare del tempo. Per questo, specie nel caso in cui la Bce domani non affondi il colpo, Oltreoceano sta prendendo corpo una minaccia cui gli Usa stanno pensando da quando l’egemonia tedesca ha iniziato a dare loro fastidio. Secondo quanto risulta a Libero, il Tesoro americano ha allo studio un’arma con valore deterrente ma che potrebbe venire utilizzata nei prossimi mesi. Un vero e proprio «sbarco» finanziario, che avrebbe le coste spagnole al posto di quelle della Normandia, ma un effetto politico paragonabile a quello del ’44. «Le riserve del Tesoro, e parliamo di decine di miliardi di dollari», spiega a Libero Domenico Lombardi, analista della Brookings specializzato sull’eurocrisi, «sarebbero temporaneamente investite, secondo questo piano, in un prestito diretto alla Spagna, che sta affogando in una drammatica asfissia del credito». Il motivo di questo intervento a dir poco esplosivo è triplice: anzitutto, Madrid è in questo momento l’anello debole di un sistema che Obama (ma neppure Romney, dovesse vincere) non può permettersi di vedere assoggettato al dominio tedesco. In secondo luogo, la Spagna non è un Paese qualunque per i legami con l’economia sudamericana: qui un intervento di una Germania «commissaria» sotto forma di condizioni in cambio di aiuti sullo spread avrebbe effetti gravissimi per l’economia a stelle e strisce. Ma soprattutto l’«atomica» - extrema ratio una volta che la «moral suasion» anche della Fed fosse spesa invano - sarebbe indirizzata all’Europa come istituzione, sotto forma di un gigantesco: «voi dormite, ci pensiamo noi». Una vera invasione del Continente, a determinare la guerra tra la Germania e i suoi alleati e il resto dell’Europa, con elicotteri pieni di dollari anziché di marines. Palla a Madrid - L’atomica è insomma pronta. Essendo creata in laboratorio da funzionari del Tesoro che conserveranno il loro posto anche dopo il 6 novembre, l’opzione sarà disponibile come strumento di pressione nella guerra di nervi Obama-Merkel nelle ultime settimane di campagna elettorale, ma resterà sul piatto di un presidente legittimato dal voto e dal Congresso da esso ridisegnato. Non è da escludere che il «ministro» del Tesoro Usa Tim Geithner e  la portavoce del governo Rajoy, Soraya Saenz de Santamaria, ne abbiano già discusso. Non potrà mai essere confermato: sarebbe impossibile per Madrid trattare con l’Ue sulle condizioni degli aiuti contro lo spread e tenersi ufficialmente aperta la porta per gli americani. Ma è una di quelle cose che un governo politico, a differenza di uno tecnico, può in teoria ancora permettersi di fare. di Martino Cervo

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