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L'asse Monti-Colle per tenere il potere

Il premier smentisce ancora, ma il presidente della Repubblica lo vuole in sella anche dopo le elezioni. Così, tanto vale abolire il voto...
di Giulio Bucchi domenica 9 settembre 2012

4' di lettura

di Maurizio Belpietro Secondo la Costituzione in Italia la sovranità è del popolo, ma da un pezzo le decisioni che contano sono state sequestrate dai partiti e dai loro rappresentanti in Parlamento. Non alludiamo solo ai referendum che gli italiani hanno votato e che governi e maggioranze d’ogni colore hanno ignorato. E nemmeno pensiamo alle liste elettorali che le forze politiche si confezionano su misura, così da poter avere truppe cammellate a disposizione del capo-partito di turno per votare ogni provvedimento senza discussioni. No, ci riferiamo a quel che sta accadendo in vista delle elezioni, cioè alla mobilitazione attorno a Mario Monti per conservarlo in salute e con pieni poteri a Palazzo Chigi. Come è noto il presidente del Consiglio è stato imposto alla guida del Paese da un golpe democratico, nel senso che, quando i colpi di Stato li fanno coloro che si autodefiniscono democratici, sono sempre cosa buona e giusta e dunque come tali vengono presentati. Il legittimo governo è stato costretto alle dimissioni dalle pressioni di Germania e Francia, sommate a quelle delle forze politiche d’opposizione. Berlusconi era ormai considerato un intralcio e non c’era giorno che la stampa progressista non lo accusasse di essere all’origine di ogni male. Mandato a casa il Cavaliere (con la scusa dello spread, anche se, come abbiamo visto, non è bastato Mario Monti a farlo abbassare, ma c’è voluto il super Mario vero, cioè Draghi), il capo dello Stato si è affrettato a dare l’incarico a un non eletto dal popolo. Con la scusa dell’emergenza, le chiavi del Paese sono finite in mano a un tecnico più sensibile ai desideri dei crucchi che a quelli degli italiani. Com’è andato l’esperimento lo si comincia a capire ora che, a distanza di quasi un anno, si tirano le prime somme. Il Pil è calato del 2,5 per cento, la disoccupazione ha sfondato il tetto del 10 per cento, il debito non si ferma e i consumi languono. Ma anche ora che è del tutto evidente il disastro provocato dal golpetto bianco, c’è ancora chi sta lavorando per tenersi Monti in barba a qualsiasi decisione degli elettori. La prima a volerlo conservare a Palazzo Chigi è la solita Merkel, la quale si è ormai abituata allo scolaro diligente, tanto da volergli impartire altri compiti a casa nei prossimi anni, in modo da levare di torno per sempre un pericoloso concorrente per la Germania come l’industria manifatturiera italiana. Ma Monti, nonostante il bilancio fallimentare del suo governo, ha molti fan anche da noi. A cominciare dai banchieri, i quali non hanno mai ricevuto tanti regali da un presidente del Consiglio come da quando il bocconiano si è insediato a Palazzo Chigi. Prima l’esecutivo ha imposto l’uso della carta di credito per le transazioni sopra i mille euro, poi ora sta concludendo l’opera imponendo il bancomat a tutti i negozianti, regalando così fior di commissioni agli istituti di credito, i quali potranno gonfiare i propri bilanci. Tra i sostenitori del premier non ci sono però solo i banchieri, ma anche diversi uomini politici, primo fra tutti Pier Ferdinando Casini, il quale da tempo insegue il sogno di conquistare la presidenza della Repubblica e per arrivare al Colle è pronto a qualsiasi operazione, anche quella di privare gli elettori di un capo del governo legittimamente eletto, iscrivendosi per primo al partito di Monti.  Tuttavia, più ancora dell’ultimo dei democristiani, a sostenere l’ex preside della Bocconi è l’attuale capo dello Stato, il quale pare intenzionato a non accettare il fallimento dell’esperimento tecnico. Napolitano vuole che Monti (che ieri ha di nuovo smentito l’ipotesi) resti alla guida del governo anche dopo le elezioni e non a caso ieri, pur senza nominarlo, si è speso in tale direzione, sostenendo la necessità di proseguire sulla strada intrapresa dal professore, senza tentennamenti o voglia di sgarrare. E siamo solo all’inizio. Da qui al giorno di apertura dei seggi, le pressioni a favore di Monti sono destinate a intensificarsi, perché, indipendentemente da ciò che pensano gli italiani, i vertici europei e i poteri forti italiani tifano per il bocconiano e faranno qualunque cosa pur di mantenerlo in sella. Ma se questa è la prospettiva, i sostenitori dovrebbero aver la forza e il coraggio di andare fino in fondo, abolendo definitivamente le elezioni. Se non servono a niente, tranne che a prendere per i fondelli gli elettori, si prendano la responsabilità di annullarle. Almeno eviteremo di spendere soldi e di perdere una giornata. Risparmieremmo 400 milioni, che in tempi di crisi significano 400 milioni di tasse in meno.  

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