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La zia di Obama? Ora non è più clandestina

Aveva ignorato l'ordine di deportazione in Kenia. Gli avvocati della Casa Bianca dicono che il Presidente non è coinvolto nel processo
di Tatiana Necchi domenica 23 maggio 2010

2' di lettura

Da sei anni ignorava l'ordine l’ordine di deportazione perché immigrata clandestina. Finalmente Zeituni Onyango, la zia keniota 58 enne del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha ottenuto l'asilo dagli Usa. Si chiude così la vicenda che era stata resa pubblica proprio pochi giorni prima della vittoria elettorale di Obama nel 2008, quando i media rivelarono che la sorella del padre del futuro presidente viveva in una casa popolare a Boston nonostante fosse stato emesso un ordine di deportazione nei suoi confronti nel 2004, dopo che le era stato negato l’asilo. Obama disse di non essere al corrente del fatto che la zia non avesse i documenti in regola e che riteneva che la legge dovesse fare il suo corso. Anche nei confronti di un’immigrata con un parente così illustre. Ma una volta che il caso è tornato in aula il giudice ha subito sospeso l’ordine di deportazione permettendo alla donna di presentare di nuovo richiesta di asilo. I legali della Onyango non hanno voluto rendere note le motivazioni in base alle quali è stato concesso l’asilo, appellandosi al fatto che la procedura è riservata ma escludono categoricamente che il presidente ci abbia messo lo zampino. Lo stesso portavoce della Casa Bianca, Nick Shapiro, ha confermato che Obama è rimasto al di fuori della questione. Margaret Wong, uno degli avvocati della donna, lo scorso anno avevano detto che nel 2004 la zia di Obama aveva chiesto asilo per le violenze interne al Kenya. In questo caso la legge prevede che i richiedenti dimostrino che in patria rischiano persecuzioni per la loro religione, razza, nazionalità o convinzioni politiche. Nella nuova decisione dei giudici deve aver influito il fatto che zia Zeituni sia afflita da una rara malattia al sistema immunitario che l’anno scorso l’ha paralizzata. A novembre si è presentata a testimoniare in aula su una sedia a rotelle e due medici hanno testimoniato che solo ora sta riprendendo a camminare grazie alla terapia riabilitativa. Ora la Onyango intende ottenere un visto di lavoro e poi fare domanda per la Green Card che le aprirà la strada verso la cittadinaza americana.

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