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Cicchitto e Bocchino se le suonano sui 5 punti e le cariche

Il capogruppo del Pdl: "Loro incompatibili". Il finiano: "Non accettiamo aut aut. Il problema è la cacciata di Fini"
di Roberto Amaglio sabato 28 agosto 2010

3' di lettura

Pdl vs Finiani: si apre un nuovo round. A pochi giorni dalla riapertura dei lavori Parlamentari, i due contendenti tornano oggi sul ring politico per scambiarsi altri colpi in pieno stomaco. A portare gli ultimi diretti sono stati Fabrizio Cicchitto (capogruppo Pdl alla Camera) e Italo Bocchino, uno degli uomini più vicini a Gianfranco Fini. Cicchitto in pressing - Ad aprire la contesa Cicchitto, il quale è tornato a parlare dell'incompatibilità tra le cariche istituzionali degli uomini di Fini. "Non esiste in natura un partito con due gruppi parlamentari. Non può reggere a lungo: per il Pdl è un problema gigantesco. Per questo convocheremo i finiani per ridiscutere delle loro cariche in seno all'esecutivo". E il capogruppo dei deputati alla Camera ha parlato anche delle prossime prove a cui l’esecutivo sarà sottoposto in Parlamento. "Se non c'è la maggioranza c'è la crisi e, per noi, le elezioni anticipate. Non si può pensare di tornare a cincischiare su ogni provvedimento come è successo per le intercettazioni. O c'è questa consapevolezza, e anche i finiani, credo, hanno interesse ad evitare la crisi e il voto, o abbiamo perso del tempo. Ma se il gioco è un altro, lo capiremo presto". Ossia durante la discussione dei 5 punti del programma stilato in agosto da Silvio Berlusconi. "I finiani ci devono dire se sui 5 punti proposti da Berlusconi, fra i quali c'è anche la riforma della giustizia, c'è il loro impegno positivo ai vari livelli politico-parlamentari su cui si svolgerà il confronto (mozione complessiva, singoli disegni di legge, conseguenti voti di fiducia), oppure se essi si attesteranno su formule negative o ambigue volte rispettivamente alla caduta o al logoramento del governo Berlusconi". Tra questi, immaginiamo, il tema più scottante sarà ancora una volta quello del processo breve, definito ancora una volta da Cicchitto come prioritario. Bocchino rifiuta l'ultimatum e ne pone un altro. Piuttosto che la presunta incompatibilità, Italo Bocchino individua un altro problema interno al Pdl. "Si torni a discutere del nodo politico vero, che è l’espulsione del confondatore del Pdl, Gianfranco Fini, dal partito che ha contribuito a costruire". Una ridiscussione che metterebbe anche in bilico l'approvazione dei punti berlusconiani. "Il nostro rapporto con il Pdl dipende esclusivamente dalla validità o meno del documento che ha sancito l’incompatibilità politica di Fini con il partito. Se Fini è incompatibile, allora lo siamo tutti. Quindi la nostra permanenza nel Pdl non dipende nè dagli aut aut che ci vengono posti nè dai se e dai ma che avanzeremo quando voteremo, in modo scontato e annunciato, la fiducia al governo sui 5 punti senza rinunciare a dire la nostra su quel 5% che non ci convince". Bersani se la ride - Viste le fucilate che arrivano da destra, è fin troppo facile per Bersani pronosticare guai per l'esecutivo. Il segretario del Pd, interpellato dai giornalisti al meeting di Cl, ha dato la sua opinione sullo stato di salute dell'attuale legislatura, preannunciando che il governo non arriverà a fine legislatura. "Non ce la può fare - ha detto da Rimini Bersani -. Non saprei dire quando cadrà ma il disfacimento è profondo. Le favole e le promesse hanno mostrato la corda sui temi sociali, tanto che la deformazione della democrazia preoccupa anche le forze conservatrici. Questi due sono elementi di fondo della crisi di questa maggioranza. Come cambiare pagina? Io vorrei un'Italia che riprendesse la spinta e la fiducia di poter crescere con uno spirito civico. E per arrivare a quello, temo per lui, che il passaggio inevitabile sia lasciarsi alle spalle Berlusconi".

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