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Veltroni all'attacco su mafia e politica

L'ex segretario Pd: le stragi di mafia avevano una regia e hanno fatto comodo a qualcuno per riorganizzare il Paese
di Paolo Franzoso sabato 17 luglio 2010

2' di lettura

Walter Veltroni durante la campagna elettorale del 2008, che lo vide sconfitto, prese l'impegno di non pronunciare mai il nome di Berlusconi. Un modo per evitare la demonizzazione continua del Cavaliere, il vero sport nazionale, l'ossessione della sinistra italiana. Adesso Veltroni applica a tutto campo la sua dottrina. "Qualcuno ha usato la mafia per ottenere una nuova stabilizzazione ed evitare che nel 1994 le forze democratiche progressiste potessero governare il Paese", dice l'ex direttore de L'Unità e ora membro della Commissione Antimafia, durante un dibattito alla festa democratica di Roma. "Quelle stragi non sono state solo stragi di mafia. Hanno cambiato il Paese e sono servite a riorganizzare il sistema di relazioni tra pezzi dello Stato e la mafia stessa", chiosa ancora l'ex segretario del Pd. La prima domanda che viene in mente è: chi voleva modificare gli assetti di potere politico in Italia? E Walter fa un passo indietro per ricostruire le vicende e giungere alla sua personale logica conclusione: "Le stragi sono iniziate con l'allora governo Ciampi e sono finite nel ’94 quando si apriva una nuova stagione politica". Guarda un po', l'allusione è chiara anche se Veltroni ci tiene a precisare di non voler "stabilire nessuna relazione diretta" per non inciampare in "un'operazione di forzatura propagandistica". Ma è evidente che "la mafia e qualcuno che l'ha usata" avevano un obiettivo politico. D'altra parte, conclude Veltroni, "nessuno mi convincerà mai che Provenzano e Riina sono i veri capi della mafia". Loro sono stati solo "i bracci operativi", mentre i capi dell' "associazione criminale che ha un giro d'affari di 130 miliardi all'anno" stanno "nell'alta finanza e nella grande industria". Sul finire dell'intervista, però, Veltroni non si trattiene e a domanda su Berlusconi risponde: "Passerà come una specie di catastrofe nella storia del nostro Paese perché non ha fatto nessun cambiamento, non ha cambiato nulla in un periodo di tempo lunghissimo".

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