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Benedetto XVI: "L'intelligenza umana non può conoscere tutto"

Novemila fedeli radunati nell'Aula Paolo VI per Udienza Generale dedicata a San Tommaso
di Tatiana Necchi sabato 26 giugno 2010

2' di lettura

L’affermazione che "la fede è una stoltezza, perché fa credere in qualcosa che non cade sotto l'esperienza dei sensi nasce da un dubbio inconsistente, perché l'intelligenza umana è limitata e non può conoscere tutto". Sono queste le parole dette da Papa Benedetto XVI all’Udienza Generale dedicata per la terza volta alla grande figura di San Tommaso che a quell'obiezione rispose con argomentazioni articolate. "Se potessimo conoscere perfettamente tutte le cose visibili e invisibili, allora sarebbe un’autentica stoltezza accettare delle verità per pura fede” ha spiegato il Papa citando il Doctor Angelicus e il suo invito a un cammino di conoscenza del mistero della fede che inizia con il "fidarsi dell’esperienza altrui, là dove la personale conoscenza non arriva". E cioè prestando attenzione alla "testimonianza degli apostoli" che, ha detto il Papa teologo, "erano pochi, semplici e poveri, affranti a motivo della crocifissione del loro maestro. Eppure molte persone sapienti, nobili e ricche si sono convertite in poco tempo all’ascolto della loro predicazione".   L'invito del Pontefice ai 9mila fedeli radunati nell’Aula Paolo VI è stato oggi dunque quello di "mettersi alla scuola di San Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Tehelogiae". Un’opera monumentale, rimasta incompiuta, in cui l’intelligenza umana si è messa ad indagare "i misteri della fede", procedendo "con chiarezza e profondità" e intrecciando "domande e risposte" che sono anche le domande del nostro tempo. Uno "sforzo della mente umana" che l’Aquinate ha sempre illuminato con la preghiera e "la luce che viene dall’Alto". Parlando molte volte a braccio, Papa Ratzinger ha sottolineato come la sua predicazione corrisponda "quasi del tutto alla struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica". In definitiva quello di San Tommaso che coniuga sempre fede e ragione rappresenta un "modello di annuncio" adatto ai tempi che viviamo, perché "nella catechesi e nella predicazione, in un tempo come il nostro di rinnovato impegno per l’evangelizzazione, non dovrebbero mai mancare questi argomenti fondamentali: ciò che noi preghiamo, ed ecco il Padre Nostro e l’Ave Maria. E ciò che noi viviamo come ci insegna la Rivelazione Biblica , ed ecco la legge dell’amore di Dio e del prossimo e i Dieci comandamenti".

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