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Trappola per Silvio

Minorenne ad Arcore. Più che una violenza pare un tentato ricatto. Di Gianluigi Nuzzi
di carlotta mariani sabato 30 ottobre 2010

3' di lettura

Stanno prendendo la strada del tentato ricatto ai danni di Silvio Berlusconi le indagini preliminari che vengono compiute sulle attività della ragazza marocchina dal nome d’arte Ruby R. che il prossimo 1° novembre compirà 18 anni. E che dallo scorso giugno vive in una località protetta. La giovane non risulta né indagata né parte offesa. Si stanno però raccogliendo informazioni per accertare se è vero che la ragazza - ancora minorenne - si sarebbe recata ad Arcore, nella residenza del premier, in almeno una occasione. In particolare si vuole accertare come sarebbe stata “gestita” questa notizia di possibile imbarazzo per Berlusconi.  Il difensore del Cavaliere, Niccolò Ghedini si sarebbe già incontrato con il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati. La pista del ricatto è quella in prima considerazione, con la giovane utilizzata come strumento inconsapevole di un gioco costruito a sua insaputa. Ma la presenza del procuratore aggiunto Pietro Forno fa ipotizzare anche la valutazione di eventuali violenze sessuali. Da quanto Libero è in  grado di ricostruire, Ruby R. ha alle spalle una storia tormentata: nata in Marocco, lascia la sua famiglia a soli 13 anni perché i genitori volevano darla in sposa a un uomo più grande di lei che la bambina di certo non amava. La ragazza scappa e inizia una vita di lavori in Italia: commessa, cassiera, cameriera. Qualcuno dice pure che sia andata per qualche tempo a Mosca. Sulla sua strada incontra una serie di persone sbagliate, a iniziare da Domenico Rizza, già arrestato in passato in un’indagine per sfruttamento della prostituzione. Di Rizza alle sue amiche Ruby parla in termini assai negativi. Ritiene che sia lui uno di quelli che ha cercato di approfittare della sua inesperienza. Di certo la ragazza è spigliata, capisce subito come va il mondo, partecipa ancora minorenne a raduni a sfondo erotico  in Liguria, dove sotto i riflettori recita amplessi. Ruby a Milano frequenta i ristoranti alla moda tra via Vittor Pisani e la movida di corso Garibaldi.  Non è certo una bella vita per una ragazzina che pensa di avere in mano il mondo quando invece forse ne è finita nel sottoscala. La sua colpa, sempre che di colpa si tratti, non è comunque chiara. Di sicuro c’è  spregiudicatezza, mossa dalla voglia di entrare nei grandi circuiti della televisione. Di sicuro una bellezza prorompente. Alta, un seno importante, labbra carnose, la pelle caffelatte: Ruby fa della seduzione uno strumento consapevole di consenso. Poi, a giugno, l’incidente. Finisce davanti agli agenti di un commissariato di zona di Milano per una mezza rissa in un’abitazione privata. Non è in regola con i permessi, è minorenne? Ruby scoppia a piangere. Agli agenti racconta di aver rotto con i suoi da anni. Non sente né suo padre né sua madre. Il commissario vuole mandarla in una comunità per ragazzi in difficoltà, porla sotto tutela. E lei butta lì: «Mannò, guardate che conosco Berlusconi». È andata a casa sua. La frase non sortisce l’effetto desiderato, ma sorprende chi l’ascolta. La ragazza viene convocata dalla polizia. Racconta e ripete la storia delle visite ad Arcore. Ci sono addentellati interessanti che possono sovrapporsi ad indagini già aperte per sfruttamento della prostituzione. Così a fine giugno la giovane entra nella struttura protetta in provincia. Un mondo che le va stretto. Prende il telefonino e chiama un amico, il manager dello spettacolo di rito ambrosiano: Lele Mora. L’imprenditore cerca una soluzione, ne parla alla figlia Diana e propongono al tribunale dei minori di Milano un affidamento temporaneo. Per darle un tetto, una prospettiva. La domanda però viene respinta. Ruby è infatti residente a Messina e i giudici indicano nei colleghi, i magistrati competenti. Nel frattempo passano le settimane.  Pietro Forno convoca la ragazza e la fa ascoltare parecchie volte. Lei prima racconta di non aver avuto rapporti con il premier, poi ne ammette uno, poi cambia idea. Insomma i racconti sono confusi, e portano a sospettare che dietro a tutta questa storia possa esserci altro. Per questo Bruti Liberati blinda l’indagine, ma ormai il messaggio è in mondovisione. Un’altra storia a luci rosse coinvolge Berlusconi. Se poi lui sia vittima o carnefice, nella verità lo scopriremo troppo tardi.

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