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Addio alle principesse: nei guai Raperonzolo

Svolta maschilista della Disney
di Monica Rizzello sabato 13 marzo 2010

2' di lettura

Sembra essere a una svolta maschilista il colosso Disney. In uscita il 24 novembre arriva infatti Raperonzolo, fiaba in cui la protagonista indiscussa è la principessa con la lunga treccia. Invece la Disney cambia le carte in tavola: adesso l’unica cosa ad essere confermata è il giorno di uscita. Il principe - che nella favola originale ha una particina in ombra e fa persino una brutta fine - si trasforma in una simpatica canaglia plebea dall’aspetto vagamente donnaiolesco, che frega letteralmente la scena alla principessa, divenendo coprotagonista a tutti gli effetti. Anche il titolo segue il nuovo corso: "Raperonzolo" lascia infatti il posto a "Tangled", che in inglese vuol dire impicciato, intricato, intersecato o impigliato. Annodato, insomma, con chiara allusione ai capelli sciolti da Raperonzolo dalla finestra della torre e alla trama, resa dagli sceneggiatori un’intricata avventura. La svolta è radicale: Raperonzolo doveva essere l’inizio di una trilogia al femminile, seguita da "La regina della neve", tratto da una favola di Andersen, e infine "L'orso e l’arco", di cui si sa poco se non che la Pixar, per la prima volta, si è affidata ad una regista donna, Brenda Chapman. Il secondo progetto è attualmente fermo, quanto all’opera della Chapman, sta per uscire, ma senza stravolgimenti. La colpa sarebbe della “Principessa e il ranocchio, che, da quando sono usciti in sala - lei splendida e accattivante, lui brutto e simpatico - gli incassi languono e i produttori imprecano: gli incassi su scala globale sono di circa 222 milioni di dollari, "Up" ha fatto più del triplo. La Disney ritiene ormai che il nome "principessa" o anche un semplice richiamo al mondo che piace tanto alle bambine faccia scappare i maschietti dalle sale, e se si guadagna l’altra metà del pubblico si perde definitivamente la prima. "Non potevamo chiuderci nell’angolo", ha spiegato Ed Catmull, presidente degli studios Disney e Pixar, "noi dobbiamo fare dei film che piacciono a tutti, proprio a tutti". A guardar bene, questa rivoluzione sembra essere nata sotto l’ombra di Shreck.

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