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Macché curriculum, il dipendente si esamina su facebook

Per decidere se una persona è adatta o meno a un lavoro, i nuovi selezionatori vanno a sbirciare i profili sui social network
di Tatiana Necchi sabato 24 luglio 2010

3' di lettura

Occhio alla reputazione e a quello che si scrive. In questi anni nell’epoca di Internet, della blogsfera e dei vari social network chi possiede un profilo su Facebook, MySpace o Twitter deve stare allerta se vuole trovare un posto di lavoro. Proprio oggi che è già difficile trovare un impiego. Sì perché se prima bastavano uno o due colloqui prima di decidere se una persona era idonea o no alla posizione da ricoprire, adesso i possibili futuri capi vanno a dare una sbirciatina al nostro profilo online e in base a quello prendono una decisione. Sono lontani i tempi in cui i selezionatori si limitavano a “googlare” il nostro nome in cerca di informazioni o qualche piccolo sassolino nascosto. Ma tra chi lo fa un po' alla "chetichella" c'è anche chi lo fa alla luce del sole: non di rado durante i colloqui i selezionatori chiedono se si possiede un blog o un diario virtuale. Così. Giusto per buttare un occhio sulla nostra vita. E così tutto d’un tratto i social network, celebri per ritrovare amici di vecchia data e compagni di scuola, si trasformano in un libro aperto sul nostro presente, passato e futuro. Anche se, però, potrebbero addirittura rivoltarsi contro di noi. È difficile trovare una persona che non sia iscritta a Facebook, Twitter o altri simili: le ultime stime parlano di circa 4milioni di utenti. Addirittura più di 3milioni di italiani sono detentori di un blog. Insomma: dalla rete non si scappa e non possiamo nascondere nulla. Del resto, oggi, la comunità di Internet si è allargata sempre di più e il Web offre innumerevoli possibilità. Secondo una inchiesta di “Carreer builder.it”, condotta su scala nazionale su 3100 datori di lavoro, il 22% dei responsabili ha dichiarato di utilizzare i social network per la ricerca dei candidati. Percentuale che rispetto al 2006 è incrementata, addirittura, dell’11%. Per cui c’è da pensare che a oggi la percentuale sia aumentata ancora. Ma la cosa che lascia più pensare è che un terzo degli intervistati aveva ammesso sono stati proprio i contenuti a influenzare la scelta del candidato. Quindi sorge spontanea una domanda. Ma cosa vanno a cercare sui nostri profili questi selezionatori? Tra i motivi che fanno propendere per una “porta chiusa” troviamo: l’ammissione di uso di alcol o droga, la pubblicazione di foto o video provocatori o inopportuni. E ancora: la rivelazione di informazioni circa il lavoro precedentemente svolto o sul precedente capo. Bandite anche le bugie: non piace chi ha mentito sulle proprie qualifiche. Bocciati anche i commenti discriminatori e le scarse doti comunicative. Per questo dovremmo pensarci su due volte, o contare fino a 100, prima di “postare” un commento, uno stato d’animo o un nostro personale pensiero. Ma le nostre pagine di diario virtuale possono anche esserci d’aiuto perché grazie ad alcuni elementi molte porte, invece che chiudersi, possono spalancarsi. Tra i fattori che influenzano positivamente le decisioni di assunzione troviamo le qualifiche che rendono il candidato adatto, le buoni doti comunicative e le referenze positive. Ma a colpire sono anche una buona dose di creatività e una vasta gamma di interessi. Non tutto, però, è perduto. Bisogna solo prestare attenzione a quello che facciamo o decidiamo di pubblicare. Ad esempio dobbiamo evitare di iscriverci a gruppi dai nomi ambigui, anche se possono sembrare innocui. Bisogna evitare frasi poco chiare ma soprattutto gli insulti ed eliminare le foto e tutti i contenuti equivoci. Insomma. Meglio andarci piano nel raccontare i fatti nostri: viva la discrezione.

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