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La polizia danese ferma un kamikaze

Un lussemburghese minorenne ha cercato di farsi saltare in un albergo di Copenaghen. L'allarme terrorismo resta alto ovunque
di Roberto Amaglio domenica 12 settembre 2010

3' di lettura

Lo spettro del terrorismo torna prepotente anche in Europa. A ventiquattrore dalla criticata proposta del reverendo Jones di bruciare i Corano, infatti, la polizia danese ha arrestato un uomo che ha tentato di farsi saltare in aria in un albergo di Copenaghen, senza fortunatamente causare feriti. Il mancato attentatore, forse un minorenne proveniente dal Lussemburgo, ha scelto per il suo gesto insensato lo Jorgensens Hotel, un albergo che si affaccia nella centralissima Israels Square, nel cuore della capitale danese. Gli investigatori hanno spiegato che il congegno esplosivo sarebbe stato azionato dal terrorista, ma che qualcosa sarebbe andato storto, provocando solo una piccola esplosione in grado di provocare ferite lievi al capo all’aspirante kamikaze. L'attentatore, una volta fallito il tentativo di far detonare tutto l'esplosivo di cui era provvisto, avrebbe cercato di fuggire nel parco di Ørsted HC, dove sarebbe stato catturato. La polizia l'ha comunque fermato e arrestati. Attualmente le vie adiacenti all'albergo sono state sigillate dagli inquirenti. Viste le modalità dell’attentato e la presunta giovane età del kamikaze, è da escludere che il gesto possa essere attribuito a una cellula di qualche gruppo terroristico internazionale. Insomma quello di Copenaghen sarebbe il gesto di una persona isolata (anche se bisogna verificare come l’uomo sia venuto in possesso dell’esplosivo). Campanello d'allarme - Tuttavia, come anticipato, l’episodio contribuisce a rendere ancora più teso il clima internazionale alla vigilia della commemorazione dell’11 settembre. Anzi, la prima conseguenza della provocatoria proposta del pastore protestante della Florida potrebbe essere proprio il proliferare di questi gesti dissennati da parte di improvvisati kamikaze. A tal proposito, un simile campanello d’allarme è stato lanciato questa mattina anche dall’Huffingotn Post, il blog statunitense che ha sottolineato come gli Stati Uniti non siano pronti ad affrontare il crescente fenomeno del terrorismo interno o "domestico". Facendo riferimento al dossier formulato da una Commissione che sta indagando sui mandanti e le modalità degli attentati dell’11 settembre 2001, il quotidiano on-line ha sottolineato come stiano aumentando i cittadini americani esposti al reclutamento terroristico "domestico". "Nel corso degli ultimi anni – ha affermato una fonte all’Associated Press – gli esperti di terrorismo e gli ufficiali governativi hanno allertato sulla minaccia del crescente estremismo domestico, affermando che le reclute del terrorismo che vanno all’estero potrebbero tornare negli Stati Uniti per organizzare degli attentati". A sostegno di questa tesi ci sono già alcuni precedenti, l’ultimo dei quali datato lo scorso 2 maggio, quando Shahazad Faisal, un pachistano 30enne residente nel Connecticut, ha lasciato un’autobomba nella centralissima Times Square. Anche dalla Francia l'allarme viene rilanciato. Bernard Squarcini, capo dell’antiterrorismo transalpino, non nasconde la sua inquietudine per "le settimane e i mesi a venire". "Bisogna essere chiari: il nostro Paese, a causa della sua storia, del suo impegno in Afghanistan, delle sue posizioni in materia di politica estera, delle polemiche sul velo integrale, è oggetto di un interesse particolare da parte di alcuni movimenti islamici radicali. Oggi siamo allo stesso livello di minacce del 1995: tutti i campanelli d’allarme sono sul rosso e vi sono delle ragioni oggettive per essere inquieti, la minaccia non è mai stata così grande.

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